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«Abbiamo sconfitto le lobby pro-alcol»

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Perlui è un vittoria personale. Un traguardo politico raggiunto. Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Famiglia, alla Droga e al Servizio civile, si gode il suo week end di riposo con i nipotini, e il pensiero che vola alle battaglie vinte. Giovanardi, giro di vite su droga, alcol e sicurezza. È questa l'Italia che funziona? «Bisogna sempre avere in mente gli obiettivi. Alcol e droga ogni anno uccidono migliaia di vite. Provocano incidenti stradali che coinvolgono terze persone. Pensiamo ai 600 decessi l'anno per overdose o le decine di patologie legate all'alcol. I costi sociali sono alti, anche in termini economici. Prevenzione e repressione salvano molte vite umane. E la politica serve a questo». Ma dobbiamo aspettarci ulteriori inasprimenti delle norme? «Sulla questione dell'alcol serve maggiore omogeneità sul territorio nazionale. L'obiettivo di un disegno di legge del governo, che ora passa al Senato, è "zero alcol" per i minorenni e i principianti alla guida». Lei è stato tra i primi a lanciare l'idea di una stretta contro la cultura dello sballo. Oggi ha qualcuno da sgridare? «Il grande rammarico è che da quando ho iniziato le mie battaglie, erano gli Anni Novanta, purtroppo hanno perso la vita tanti ragazzi. Troppi. Sono morti novemila giovani. Il fronte del divertimento è costato quanto i soldati americani morti in Iraq. Se devo bacchettare qualcuno? È certo che in questi anni c'è stata una lobby di potenti che si è data da fare per non far passare alcune norme». Quale lobby? «Il Silb, per esempio». Il sindacato italiano locali da ballo? «Sì, certamente. Si sono sempre opposti a tutto. Il loro punto di vista, ma anche della Confesercenti, è che non dovrebbero esserci limiti nella distribuzione di alcol». La Lega non è una lobby, ma si è opposta a più di una norma. «Io non capisco l'accanimento della Lega nel voler opporsi al limite nazionale. Non si può dare una regola a Milano e un'altra a Roma. Si rischia il nomadismo, che sarebbe un'altra causa di mortalità». I valori si impongono con le leggi? «Si trasmettono con l'educazione e le leggi che dettano le sanzioni per i comportamenti anti-sociali. Con l'inasprimento delle pene abbiamo il 30% di morti in meno. C'è uno slogan che ripeto spesso. È della polizia, che alle dimostranze dei genitori che protestano per il ritiro della patente del figlio risponde: meglio che i figli arrivino a casa senza patente che la patente senza i figli».

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