Meglio le escort della Ru486
Chiarissimo Professore, ho letto con grande attenzione l’articolo a Sua firma su La Repubblica dal titolo «Il premier, la Chiesa e la morale». Prima di addentrarmi nella scrittura di questa mia a Lei, e ai lettori de Il Tempo che vorranno leggerla, devo fare due premesse: non sono berlusconiano né ho votato mai per le liste da lui cappeggiate, ma sono legato a lui da un’amicizia sincera fin dal 1974. Elettore e militante della Democrazia Cristiana nella corrente della così detta Sinistra di Base, quando questo glorioso partito scomparve, votai sempre per gli schieramenti di centrosinistra: dal Partito Popolare di Martinazzoli all’Unione democratica per la Repubblica che contribuì a porre termine alla "conventio ad excludendum" nei confronti del Pci, dal partito dei Democratici di Sinistra a L’Ulivo dell’amico Prodi e infine al Partito democratico del ticket Veltroni-Franceschini, votando quindi come la maggior parte degli appartenenti ai movimenti ecclesiali laicali cattolici e alla maggior parte dello stesso Episcopato italiano. Scrivo questo per escludere ogni significato politico dal mio dire. Io non sono un teologo come Lei e non sono neanche, né sono giustamente considerato, uomo di cultura. Nel Suo dotto articolo Lei fa una dura reprimenda dei comportamenti privati e degli asseriti comportamenti sessuali del Premier. Io la invidio, perché essendo Lei un cattolico particolarmente colto e avendo avuto nei primi anni della sua giovinezza matura anche una esperienza pastorale diretta, ha nella Sua coscienza trovato le ragioni morali e il coraggio morale di trovare un’eccezione al detto evangelico: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra!" e, seguendo l’insegnamento paolino in materia di correzione dei nostri fratelli, ha ritenuto di poterlo fare al di la della richiesta riservatezza e non credendo che Lei si consideri un fratello di fede con Silvio Berlusconi. Ma Lei va più in là: e rimprovera di fatto alla Conferenza Episcopale Italiana - la cui maggioranza non è certo orientata politicamente verso il centro destra-, al suo quotidiano L’Avvenire e in fondo anche allo stesso presidente della Cei, di essere stata più dura con i membri del Consiglio d’Amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco per la liberalizzazione che essa ha deciso della pillola abortiva, e nei confronti dei sostenitori scientifici e politici di essa, che nei confronti dei comportamenti sessuali del Premier. Le devo dire anzitutto che come uomo, anche se "piccolo uomo" della gloriosa Prima Repubblica, sono attonito della campagna politica messa in atto a motivo di comportamenti sessuali di leader politici da quotidiani, gazzette e foglietti italiani e stranieri: mai a un comunista o a un democratico cristiano sarebbe venuto in mente di andare a rimestare tra le lenzuola di un avversario politico; e a dire il vero non poco ci sarebbe stato da dire - parlo da ex-ministro dell’interno! - di affaire sessuali, omo o etero -, sia nell’uno che nell’altro schieramento. Ma ritorno al tema principale: mi sembra del tutto chiaro che la Chiesa non possa che condannare più duramente chi si fa difensore e pugnatore di infanticidi di massa di chi va… "a escort"! Anche perché, come diceva un mio santo vescovo, il sesto e il nono comandamento, pur nella loro "gravità mortale", vengono pur sempre dopo il quinto, quello che condanna l’omicidio: e vi sarà pur un motivo se Iddio onnipotente ha posto in quest’ordine i Suoi comandamenti nel consegnarli a Mosè. Certo, so bene come non pochi cattolici, sia laici che presbiteri, vescovi e cardinali, più o meno colti, la pensino su aborto, su eutanasia, su nozze civili di sposati validamente che poi abbiano divorziato, su le nozze tra non eterosessuali, sulla confessione auricolare e su molte altre cose, in modo divergente quando non collidente con gli insegnamenti ufficiali della Chiesa. E fanno ciò appellandosi al primato della loro coscienza che ritengono li abiliti a obiettare a questi insegnamenti. Ma vede, gentile professore, io non sono un "cattolico adulto", ma un "cattolico infante", e non presumo di essere dotato di quella "coscienza rettamente formata e bene informata" che, secondo il propugnatore del primato della coscienza, John Henry Newman, può in alcuni casi essere di base ad una obiezione di coscienza. Perciò mi tengo ben ancorato alla Dichiarazione sull’aborto procurato, alla Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale, alla Dichiarazione sulla cura pastorale delle persone omosessuali, alla Dichiarazione su alcuni aspetti dell’impegno dei cattolici in politica e altri documenti, istruzioni, "motu propri" e lettere del Vescovo di Roma e Capo della Chiesa cui appartengo e per esso della Congregazione della Dottrina della Fede o di altre Congregazioni o Commissioni. E quindi io, da cattolico, ad un premier fedele alla moglie, che vada regolarmente a messa, che baci l’anello a qualunque vescovo o abate incontri, ma che nulla faccia o addirittura appoggi i matrimoni tra non eterosessuali, l’infanticidio di massa, l’eutanasia e così via, preferisco un premier che vada "a escort", ma si impegni non solo a difesa dei principi propri della dottrina morale della Chiesa, ma anche dell’etica e del diritto naturale oltre che di altre chiese e comunità cristiane, ebraiche e mussulmane. Certo, preferirei avere un premier come Sir Thomas More o come Alcide De Gasperi: ma non mi sembrano essere più i tempi… Con questo però, neanche mi sogno di voler sindacare né un grande teologo come Lei né i non pochi vescovi che condividono i Suoi giudizi: sono ben consapevole dell’abisso culturale, particolarmente in campo teologico, che mi separa sfortunatamente da voi, per poter ardire anche solo di pensarlo! I miei rispettosi ossequi