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Di Pietro insulta tutti Anche Fini nel mirino

Antonio Di Pietro

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Ora il cerchio è chiuso. Gli insulti dell'Italia dei Valori colpiscono anche Gianfranco Fini. L'ultima istituzione che mancava all'appello. Da tempo, infatti, sapevamo che il premier Silvio Berlusconi è un «pericolo» per la democrazia italiana. Che Giorgio Napolitano non vigila come dovrebbe sulle sorti del Paese. Perfino che Renato Schifani era amico di uno che poi, dieci anni dopo, è stato condannato per rapporti con la mafia. Mancava giusto l'«ipocrita Fini» che, ieri, si è unito all'allegra compagnia. La sua colpa (almeno secondo Antonio Di Pietro e l'Idv) è quella di essersi rivolto al governo rilanciando un vecchio cavallo di battaglia: l'appello contro l'uso eccessivo del binomio maxiemendamenti-questione di fiducia. Ma come, verrebbe da chiedersi, Fini punzecchia l'esecutivo e Tonino lo attacca? È proprio così.  A dimostrazione che forse non ha tutti i torti Fabrizio Cicchitto quando commenta che «è evidente a tutti che l'Idv, su ogni materia, è alla ricerca ossessiva dello scontro politico». Poco importa che per ottenere l'obiettivo l'Idv debba prendersela con le istituzioni. Ad agosto, con il premier impegnato in un programma di recupero fisico, tutto va bene. Anche un'intervista che il presidente della Camera concede al canale satellitare di Montecitorio e che, probabilmente, avrà registrato qualche giorno fa. Tant'è che le parole di Fini non si discostano affatto da quelle pronunciate in occasione della discussione in Aula del dl anticrisi. «Nella passata legislatura - spiega - il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si rivolse al governo dell'epoca per sottoporgli il problema della presentazione di maxiemendamenti con fiducia. La conseguenza è che l'Assemblea, soprattutto se non è rispettato il lavoro delle Commissioni, si vede esautorata del diritto-dovere di discutere». Insomma, servono dei correttivi e proprio per questo, annuncia Fini, «la questione sarà affrontata in Giunta per il regolamento. Tutti i gruppi parlamentari si sono detti disponibili a farlo. Non so che cosa si può proporre da inserire nei regolamenti ma certamente il governo deve essere consapevole che nel Parlamento nessuno vuole limitare il suo diritto-dovere di governare così come nessuno nel governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento, di esautorarlo». Apriti cielo. «Le parole di Fini - attacca il capogruppo dipietrista a Montecitorio Massimo Donadi- sono una colossale ipocrisia. Le mezze verità pronunciate dal presidente della Camera sono uno straordinario atto di faziosità politica. È vero che nelle passate legislature può esserci stato un ricorso eccessivo alla fiducia, ma in questa legislatura c'è il sistematico esautoramento del Parlamento». «Fini - gli fa eco Antonio di Pietro - si comporta come il medico del pronto soccorso: fa la diagnosi ma si dimentica che è sempre lui a dover prescrivere la terapia». In realtà una soluzione ci sarebbe. Di Pietro potrebbe proporre lui una soluzione. Ma poi, magari, il problema di risolverebbe e non gli resterebbe nessuno da attaccare.

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