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Carlos, Kram e la pista che porta al terrorismo palestinese

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Un'inchiestache considera spiegazioni alternative a quelle ratificate dalle sentenze irrevocabili e che la Procura sta cercando di condurre in tempi rapidi. Al centro dei nuovi accertamenti (il fascicolo è contro ignoti) ci sono il terrorismo palestinese e due personaggi: il terrorista internazionale Carlos, conosciuto anche come «lo sciacallo», e Tomas Kram, delle «Revolutionaere Zellen» tedesche, esperto di esplosivi e legato allo «sciacallo», che pernottò a Bologna all'Hotel Centrale nella notte tra l'1 e il 2 agosto dove alloggiò dando il suo vero nome. Cieri è in attesa dalla Francia di documenti sulla qualità dell'esplosivo utilizzato dal gruppo del terrorista Carlos, dopo l'ok dal primo vicepresidente del Tribunal de Grande Instance di Parigi, responsabile del coordinamento dell'antiterrorismo transalpino. Parallelamente è in corso la traduzione di 15 anni di rapporti ('75-'90) della Stasi (la polizia segreta della ex Germania Est) sul gruppo del terrorista internazionale conosciuto anche come «lo sciacallo». Due traduttrici sono all'opera a tempo pieno da maggio su questa carte, e la traduzione dell'ampia documentazione della Stasi - che seguiva ora per ora il gruppo Carlos - farà da base al lavoro futuro del Pm Cieri. Servirà da base oggettiva per avere altri spunti e avviare altri adempimenti investigativi. Cieri ha portato avanti le rogatorie in Francia e Germania aperte da Giovagnoli. Inoltre documenti sono arrivati dalle autorità giudiziarie di Ungheria, Gran Bretagna, Grecia e Svizzera. Il magistrato bolognese nell'aprile scorso ha sentito Carlos, il cui vero nome è Ilich Ramirez Sanchez, nel palazzo di Giustizia di Parigi. Secondo Carlos, Fioravanti e Francesca Mambro non sono responsabili di quella strage. Perché «è roba della Cia - aveva ribadito -. I servizi segreti italiani e tedeschi lo sanno bene». Giovagnoli aveva sentito anche l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, in particolare sull'intervista data al «Corriere» in cui parlava della matrice palestinese della strage di Bologna (esplosivo - secondo il presidente emerito - che non doveva essere utilizzato in Italia, ma trasportato e scoppiato casualmente in stazione). Il filone Carlos parte dalla presenza a Bologna il 2 agosto 1980 del terrorista tedesco Tomas Kram. Questi pernottò a Bologna all'Hotel Centrale nella notte tra l'1 e il 2 agosto e avrebbe lasciato l'albergo di prima mattina. Giovagnoli era andato a Berlino per interrogarlo, ma Kram si era avvalso della facoltà di non rispondere. L'uomo aveva dato la sua versione in un'intervista dell'1 agosto 2007 al Manifesto: «Non sono io il mistero da svelare. La polizia italiana mi controllava. Sapeva in che albergo avevo dormito a Bologna, il giorno prima mi aveva fermato». Di quel giorno Kram ricordava di essersi svegliato tardi e di essere arrivato in stazione quando già sul piazzale vi erano pompieri e ambulanze. Secondo alcune ricostruzioni ci sarebbe un filo a legare Carlos, Kram e i Palestinesi: nel 1979 Abu Anzeh Saleh, rappresentante italiano del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, venne arrestato dalle autorità italiane; il Fronte minacciò rappresaglie, prima per l'arresto e poi per la condanna di Saleh; il Fronte potrebbe aver deciso di colpire l'Italia, e per questo di utilizzare la rete terroristica di Carlos alla quale era collegato Thomas Kram, che conosceva già l'Italia per avervi vissuto.

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