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"Bologna: mai posto il segreto di stato"

Francesco Cossiga

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Non si arriverà mai a sapere la verità sulla strage di Bologna. E poi non frega niente a nessuno». Il presidente emerito Francesco Cossiga ha vissuto gli anni di piombo ricoprendo ruoli istituzionali di grande prestigio e responsabilità.Ha sempre espresso opinioni controcorrente senza timori e ancora oggi i suoi giudizi su quel periodo sono fortemente anti-conformisti. Presidente Cossiga, domenica i fischi al ministro Bondi. Poi la notizia della libertà, per fine pena, a Giusva Fioravanti. La strage di Bologna è una ferita aperta? «Se la sono presa con il povero Bondi che fino alla fondazione di Forza Italia era iscritto al Pci. Era un cattocomunista. C'è da dire che a Bologna vengono fischiati tutti. Fa parte ormai della liturgia di quell'anniversario. Invito i politici a evitare di andare a quella celebrazione. Continuano a tuonare contro il segreto di Stato. Ma su quell'episodio né io, che all'epoca ero presidente del Consiglio, né altri, hanno mai posto il segreto di Stato. Il povero Bolognesi (presidente dell'Associazione vittime della strage ndr), continua a invocare questo fatto che è stato smentito persino dalla sua concittadina, Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione vittime di Ustica. Ora è stata riaperta l'inchiesta con l'interrogatorio di Carlos». E non pensa che si arriverà alla soluzione dei misteri? «Dopo tanti anni non si riuscirà a scoprire nulla. Non dimentichiamoci, tra l'altro, che in primo grado Fioravanti e Mambro furono assolti. Poi nei diversi gradi di giudizio furono ritenuti colpevoli. Nella nuova inchiesta Carlos ha dato conto dell'accordo tra Moro e le formazioni palestinesi dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina, ndr) e del Fplp (Fronte popolare per la liberazione della Palestina, ndr) per evitare di colpire obiettivi italiani e in Italia. Circostanza confermata anche dal giudice Priore. In questo scenario si vuole di fatto vedere chiaro sulle tesi dell'epoca. Quella di Zamberletti che indicava in Gheddafi il mandante per ritorsione al fatto che lo avevamo cacciato da Malta, quindi l'episodio di Ustica, tesi alla quale non credo, e quella che Carlos abbia compiuto la strage per far saltare l'accordo tra Italia e palestinesi per consentire a lui di continuare le sue azioni. Non dimentichiamoci che un suo complice tedesco è stato segnalato a Bologna quel giorno». La sua tesi invece qual è? «Nell'imminenza della strage l'ho attribuita ai fascisti. Poi mi sono ricreduto. Oggi la mia tesi è che nell'ambito dell'accordo tra servizi segreti italiani Olp e Fplp qualcuno di questi mentre trasportava una valigia di esplosivo ha avuto un incidente di percorso. E ora, a distanza di anni, quei protagonisti sono scomparsi». Nessun complotto, nessun mandante occulto? «Questo fa parte del vizio italiano del complottismo a ogni costo. Le ripeto nessuno ha mai posto il segreto di Stato sulla strage di Bologna. Ormai, però, mi sembra più un lavoro per storici che per investigatori». Tornando a Giusva Fioravanti... «Conosco bene la moglie, Francesca Mambro, l'ho incontrata più volte. Al marito, ma mi sembra che sia la sua linea da tempo, gli direi "quello che è stato è stato" e di cercare di essere il più riservato possibile». Resta il fatto che quando viene scarcerato un terrorista di destra scoppiano le polemiche. Per quelli di sinistra mai... «Dobbiamo tornare al clima politico di quegli anni. Verso i terroristi di sinistra si era più comprensivi. Erano i "compagni che sbagliano". Si sosteneva che avessero frainteso una scelta giusta. Si parlava del terzo tempo della Resistenza. Il primo quello contro i tedeschi. Poi la guerra civile contro i fascisti e poi le Brigate garibaldine che pensavano di continuare, come nei Paesi dell'Est, la guerra proletaria. Ignari che l'Italia a Yalta era stata assegnata al 100 per cento al blocco Occidentale da Stalin. Lo stesso Stalin che aveva dato ordine a Togliatti di allinearsi a questa decisione: in Italia i comunisti non dovevano prendere il potere con la forza. Questa era, comunque, la causa giusta. Per i terroristi neri nessun alibi ideologico: era solo una scelta dettata dalla nefandezza più barbara. E questo è il motivo per cui gli assassini di Moro, anche se il Pci è stato per la linea della fermezza, da tempo non sono più in galera». Quindi doppio binario a seconda dell'ideologia che animava i terroristi e tanta dietrologia... «Questo era il motivo per il quale avevo proposto l'amnistia per i protagonisti degli anni di piombo. Nella logica di chiudere. Ma fu proprio la sinistra che sentiva nella fermezza la propria legittimazione democratica a osteggiare la mia proposta. Mantenendo così vivi alcuni "miti" del passato e riproporli a ogni anniversario». Anche in un tempo dove le ideologie sono annacquate? «Anche in Francia continuano a celebrare il 14 luglio la presa della Bastiglia dove erano prigionieri sei delinquenti comuni e la guarnigione era composta da quattro storpi. Questa è la società. Ha bisogno di miti a ogni costo».

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