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Strage di Bologna, i soliti fischi

La folla fischia il ministro Bondi

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{{IMG_SX}}Tutto come previsto. Anche quest'anno la celebrazione dell'anniversario della strage alla stazione di Bologna (il ventinovesimo) si è trasformato in un palcoscenico per la solita contestazione a base di fischi e insulti. Nel mirino il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi delegato a rappresentare l'esecutivo alla cerimonia. Una cerimonia che, ormai, somiglia sempre più ad uno «stanco rito» da officiare.Al punto che ieri, complice la domenica e il caldo, i presenti erano decisamente meno degli altri anni. E forse non è un caso che il neosindaco di Bologna Flavio Del Bono abbia colto l'occasione per sottolineare l'esigenza, dopo 29 anni, di rivedere la formula della manifestazione. Chissà, magari si potrebbe partire proprio dall'evitare la fastidiosa abitudine di fischiare qualsiasi rappresentante delle istituzioni si presenti nel capoluogo emiliano. Già, perché ieri è toccato a Bondi, ma il ministro è solo l'ultimo di una lunga lista. Unica eccezione il 2006 quando, grazie all'appello del presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi, l'allora ministro per l'Attuazione del programma Giulio Santagata si risparmiò l'ennesima salva di fischi. Ieri, invece, Bolognesi è stato piuttosto duro con il governo. «La verità - ha attaccato - è che le vittime del terrorismo sono un peso opprimente per questi politicanti che non vorrebbero controlli, ma solo apparire in tv il giorno degli anniversari». Poi ha condannato i fischi ma solo per sottolineare che essi «danno una via di fuga al governo. Questa gazzarra crea solo un martire in più per il governo. Aspettavo delle risposte sul segreto di Stato e sulle pensioni che non sono arrivate». Un po' la stessa reazione che hanno avuto Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani (entrambi presenti al corteo). Hanno criticato i contestatori, ma quasi giustificandoli. «Questo è un giorno carico di tensione perché la ferita è ancora aperta» ha ricordato Bersani. Mentre Franceschini ha parlato di una «piazza sempre molto carica di tensione». Dal canto suo il ministro, dopo aver reagito dal palco, ha commentato sconsolato: «Quanto è accaduto è il segno che l'odio politico e ideologico è ancora così profondo nel nostro Paese. È triste partecipare a una commemorazione che alla fine viene ricordata solo per le contestazioni». E infatti basta fare una rapida ricerca per trovare il lungo elenco di coloro che sono finiti nel mirino delle contestazioni bolognesi. Il primo in ordine di tempo fu addirittura il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini nel 1981. Ad un anno esatto dalla strage. La rabbia per un crimine ancora impunito si sfogò con fischi e slogan proprio mentre Spadolini consegnava la medaglia d'oro alla città. Nel 1993 fu la volta di Carlo Azeglio Ciampi. Anche lui nei panni di premier, anche per lui fischi e un accogliente «buffoni! buffoni!». E siamo agli ultimi dieci anni. Il presidente del Consiglio Giuliano Amato e il sindaco Giorgio Guazzaloca si dividono, in maniera abbastanza equa, le contestazioni del 2000. Un «fascista», accompagnato da cartello con scritto «2 agosto 80 - G8 Genova stesso mandante lo stato fascista», viene invece riservato all'allora presidente della Camera Pier Ferdinando Casini nel 2001. L'anno dopo tocca al ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione aggiungersi all'elenco dei contestati. E poi ancora il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu (2003), quello delle Infrastrutture Pietro Lunardi (2004), il vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti (2005). Del 2006 s'è già detto. Un anno di tregua per poi ricominciare nel 2007. Stavolta a Bologna ci sono il premier Romano Prodi accompagnato del ministro del Lavoro Cesare Damiano. Applausi per il primo, fischi per il secondo. Gli stessi fischi che, nel 2008, accolgono il ministro per l'Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi. Una menzione a parte la merita Giorgio Napolitano. Oggi, da Capo dello Stato, invia messaggi che ricevono applausi ma nel 1997, quando sedeva al Viminale, Bolognesi lo attaccò duramente per non aver punito tempestivamente i responsabili degli occultamenti di documenti relativi alla strage. Insomma anche lui non è stato risparmiato dalla rabbia dei familiari delle vittime. Ma siamo proprio sicuri che sia questo il modo giusto per ricordarle?

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