Così si allontana solamente la verità
Chi affronta le vicende degli anni di piombo con faciloneria e desiderio di polemica da quattro soldi farebbe meglio a tacere, per il semplice fatto che in quegli anni (non lontani) migliaia di italiani hanno avuto la vita distrutta da una guerra per bande che ha insanguinato a lungo i marciapiedi di Roma, Milano, Torino e tante altre città, a cominciare da Bologna dove una spaventosa esplosione ha fatto più di 80 morti in quella mattina del 2 agosto 1980. Il nome di Antonella Ceci non dice più niente a nessuno, lo so benissimo. Ma Antonella è morta quella mattina, pochi giorni dopo aver fatto l'esame di maturità. Era bella Antonella, davvero bella. Sarebbe andata a lavorare allo zuccherificio di Ravenna, la sua città. E avrebbe probabilmente sposato il suo Luca, se quella maledetta bomba non li avesse ammazzati tutti e due. La sua mamma me ne ha parlato nella cameretta di Antonella, dove c'è una bella fotografia sul letto, di fianco alla piccola scrivania dove sono rimasti i libri della maturità, oggi come allora. In quella cameretta dove mamma e papà si fermano tutte le sere per una preghiera, subito prima di andare a dormire nella stanza a fianco. Nel ricordo di Antonella e di tutte le altre vittime, compresi i feriti nel corpo e nell'anima, dobbiamo parlare con rispetto ed attenzione di quelle storie. Anche perché l'Italia ha saputo dare giustizia a corrente alternata, spesso lasciando senza colpevoli molti delitti crudeli. Non per questo però possiamo tacere su quanto ieri accaduto nella piazza della stazione, dove (ancora una volta) il rappresentante del governo è stato sommerso di fischi ed insulti fino ad impedirgli di parlare. In questo caso è toccato al ministro Bondi, che pure si è avvicinato alla piazza con animo disponibile e parole sensate e ragionevoli. Quella piazza però non ne vuole sapere di ascoltare, vittima di un riflesso automatico che individua nel ministro (soprattutto se di destra) un essere spregevole, colluso per definizione con i fatti di sangue di 29 anni fa (Bondi è del 1959, aveva quindi 21 anni all'epoca della bomba). Quella piazza finisce allora per essere complice dell'offesa alle povere vittime e complice di quelli che lottano contro la verità. Ci finisce magari controvoglia, ma ci finisce lo stesso. La verità infatti è ormai da ricostruire assai più in sede storico-politica che nei tribunali. Per essere fatto però ci vorrebbe ben altra forza civile e politica, arrivando per esempio ad ammettere pubblicamente quello che tutti sappiamo. E cioé che l'Italia ha ospitato tra il 1946 ed il 1989 una feroce guerra di spie, che riproduceva la divisione tra i partiti amici dell'Occidente e quelli (uno in particolare, il Pci) amici dell'Urss. Questa guerra è stata condotta senza esclusione di colpi, fino a riguardare la persona del Santo Padre, come dimostra l'inchiesta sui presunti complici bulgari di Ali Agca, certo assolti in tribunale, ma per insufficienza di prove. Ci vorrebbe una grande operazione verità, nella quale i politici di oggi dovrebbero dimostrarsi capaci di stare tutti dalla stessa parte, indipendentemente dalla momentanea collocazione al governo o all'opposizione. Ecco perché avremmo voluto da Bersani e Franceschini (presenti a Bologna) ben altre parole di solidarietà a Bondi, invece di mozziconi di frasi di circostanza. A modo suo è stato più esplicito Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione del vittime. È il segno che siamo indietro, maledettamente indietro. Ma alcuni lo sono più di altri.