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Sud, servono facce nuove non soldi

Antonio Bassolino

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Ma come si fa? Come si fa a pensare a uno sviluppo del Sud se il Sud è ancora in mano ai responsabili del suo sfascio? Certo, non si può addebitare agli attuali governatori l'intera questione meridionale. Ma quello che da settimane si stanno domandando al ministero del'Economia è proprio questo: come si fa a consegnare altri fondi a quelli che hanno sprecato quelli che già hanno avuto? Tremonti tace. In Consiglio dei ministri aveva parlato della necessità di un «cambio culturale». Insomma, l'ha presa alla larga. Il punto è politico. E amministrativo. Antonio Bassolino s'appresta ad abbandonare la Regione Campania (per candidarsi di nuovo a sindaco di Napoli) lasciando il settore sanità con un disavanzo cumulato di quasi un miliardo, 917 milioni per la precisione. Solo per gli ultimi tre esercizi. Sanità allo sfascio. Per non parlare dei rifiuti, il cui disastro sarebbe costato allo Stato una cifra tra 1,8 miliardi e 2,1. La Calabria è a livello ancora più disperato. Agazio Loiero c'ha provato a rimettere le cose a posto e ha evitato il commissariamento, a differenza di Bassolino, soltanto perché non esiste ancora un dato certo sul deficit della sua sanità. C'è solo una stima, dell'agenzia di valutazione Kpmg, che ha stimato di 1,7 miliardi il debito sanitario. Per non parlare di quello che pagano i calabresi. Un rapporto dell'Aiop, l'associazione dell'ospedalità privata, ad inizio anno documentava che nonostante gli oltre venti milioni di prestazioni i cinque ospedali della Piana di Gioia Tauro hanno un buco di 50 milioni di euro: solo il personale incide per oltre il 70% dei costi. E ci sono dati da far sorridere visto che l'ospedale di Taurianova ha appena 18 posti letto e ben 174 lavoratori, dieci volte tanto. La Puglia. Doveva essere la locomotiva del Sud, ma il treno è fermo. Il distretto del salotto, fiore all'occhiello di un Mezzogiorno che funziona, fa notizia solo per il ricorso abbondante a licenziamenti e cassa integrazione. Vendola fece la campagna elettorale nel 2005 attaccando il piano dell'allora governatore Fitto. Dopo quattro anni il disavanzo nella sanità è a quota 552 milioni. La Regione è sconvolta dall'inchiesta Tarantini, quella in cui è comparsa anche la escort Patrizia D'Addario. Un assessore alla sanità è stato rimosso e promosso di fatto senatore con tanto di immunità parlamentare. La sanità è soltanto una spia. Raffaele Lombardo, e dietro di lui anche gli altri governatori, protestano perché vogliono che vengano sbloccati i 17 miliardi dei fondi Fas per il periodo 2006-2013, eppure in larga parte ancora non hanno presentato i progetti. Per non parlare dei fondi europei. Sul Sud sta per piovere una torta da 117 miliardi, e chi la dovrebbe gestire? E poi c'è la Banca del Sud, che comunque dovrebbe essere in moto assieme alle Regioni. Quali Regioni? E governate da chi? Sono interrogativi che al ministero dell'Economia si cominciano a fare. Anche perché lo stesso Tremonti non considera più la questione meridionale una questione locale. Perché è fin troppo evidente che non basterà alzare di nuovo l'aliquota Irap, come avverrà a breve in Campania, per ripianare quei debiti. Dovrà intervenire lo Stato, tutti gli italiani. Proprio per questo il ministro dell'Economia è pronto a prendere decisioni draconiane. Commissariamenti a tutto spiano. Non solo nella sanità. Ieri Bertolaso ha fatto capire chiaro e tondo che è pronto a procedere allo scioglimento dei Comuni campani che non sono a norma con la raccolta differenziata. Sono undici quelli nella black list, una buona parte è pure governata dal centrodestra e in un paio s'è persino votato meno di due mesi fa. Linea dura, dunque. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il cui feeling con Tremonti e Sacconi è noto, proprio sulle colonne del Tempo ha parlato della possibilità di sciogliere le Regioni, come si fa per i Municipi, dove lo sfascio amministrativo è senza via d'uscita. Difficile che si proceda a una simile iniziativa a nove mesi dalle elezioni. Ma la direzione è quella: a Roma non si tollera più nulla, non si chiudono più gli occhi. La parola chiave è «responsabilità». Come commissari nelle Regioni in cui s'è intervenuto per la sanità sono stati scelti gli stessi Governatori. È avvenuto in Campania e Molise. Era già accaduto nel Lazio. È un modo per responsabilizzare gli stessi presidenti delle Regioni a ripianare i debiti che loro stessi hanno contribuito a produrre. Si procederà così anche sui fondi europei. Mentre sui fondi Fas l'idea resta quella già trapelata nei giorni scorsi, ovvero di creare un unico «fondone» sulla falsariga di quello istituito per le infrastrutture e gestito direttamente dalla presidenza del Consiglio. Un discorso a parte merita la Sicilia. Tremonti, tornando in aereo a Roma con Bossi e Calderoli, s'è lamentato soprattutto del comportamento di Gianfranco Micciché. Le parole del sottosegretario anche offensive nei riguardi del ministro, l'hanno colpito. Anche perché il titolare dell'Economia credeva di avere ormai un rapporto anche personale consolidato con l'esponente di governo siciliano. Berlusconi lo ha rassicurato, spiegandogli che in realtà si tratta di una questione personale. La scelta di Castiglione, un uomo di Schifani, alla guida del coordinamento regionale siciliano è stata preso da Micciché come un affronto personale. Il premier ha promesso che domani, più probabilmente giovedì, farà un vertice con tutti nel quale annuncerà il commissariamento del Pdl in Sicilia con un uomo che verrà da un altro contesto. Servirà? Forse a sedare le risse, per il resto si vedrà.

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