Pedofili a Rignano Flaminio La Procura chiede il rinvio a giudizio
Se lo aspettavano tutti, indagati e parti civili. A conclusione dell'inchiesta sulle violenze che sarebbero state compiute ai danni di un gruppo di bambini della scuola materna «Olga Rovere» di Rignano Flaminio, il pm di Tivoli Marco Mansi ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque indagati: le maestre Silvana Magalotti, Patrizia Del Meglio e Marisa Pucci, il marito della Del Meglio Gianfranco Scancarello e la bidella Cristina Lunerti. Per quest'ultima il pm, chiudendo le indagini il 13 gennaio scorso, aveva chiesto l'archiviazione, ma il gip ne aveva disposto l'imputazione coatta. Accolte invece le richieste di archiviazione per un'altra maestra, Assunta Pisani, e per il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva. Pesanti i reati contestati dalla Procura: atti osceni, maltrattamenti verso minori, sottrazione di persona incapace, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime, corruzione di minori, atti contrari alla pubblica decenza. «Sarà un processo devastante», ha commentato Giosuè Bruno Naso, difensore della maestra Silvana Magalotti. «Non posso dire che si tratti di una decisione che ci coglie di sorpresa - ha proseguito - È l'epilogo prevedibile di una vicenda per certi versi grottesca. Ma se il gup non avrà il coraggio di cambiare idea rispetto alla tesi del pm, si annuncia un processo lungo, faticoso e devastante, soprattutto per i bambini». Una delle poche tesi, questa, su cui quasi tutti sembrano concordi. «Una via crucis giudiziaria», ha detto infatti anche Roberto Ruggiero, che con Franco Merlino e Antonio Cardamone difende alcuni familiari dei bambini presunte vittime di abuso. «Per almeno i prossimi 10 anni sono tutti accomunati da una non invidiabile via crucis giudiziaria. Qualunque sarà l'esito del processo», per Ruggiero tutti saranno «prigionieri di un meccanismo giudiziario infernale, grazie al quale per anni, a prescindere dalle possibili condanne o assoluzioni, subiranno un marchio indelebile». Anche gli avvocati Merlino e Cardamone parlano di «richiesta che non ci coglie di sorpresa, dato l'esito dell'incidente probatorio». «Ora spetterà al giudice dell'udienza preliminare valutare se l'impostazione accusatoria ha ottenuto idonei riscontri. Resta il fatto che la nostra certezza riferita all'effettiva sussistenza degli abusi commessi nei confronti dei minori implica che il processo sia il momento determinante per stabilire quanti e chi siano gli autori». L'inchiesta giudiziaria, partita sulla base di alcune denunce dei genitori di bambini, prende in esame fatti che sarebbero iniziati nel 2001 per una bambina, e proseguiti per gli altri 20 alunni tra il 2005 e il 2006. Dopo le prime denunce nel luglio 2006, gli indagati vennero arrestati il 24 aprile 2007 e portati a Rebibbia. Il 10 maggio 2007 il Tribunale del Riesame ne ordina la scarcerazione: «Non sussistono i gravi indizi di colpevolezza». Il 18 settembre 2007 la Cassazione rigetta il ricorso della Procura: «Inammissibile». Intanto, dalle analisi dei computer degli indagati non emerge nulla: nessuna immagine pedopornografica, nessun passaggio di informazioni tra gli accusati. Anche gli accertamenti patrimoniali sono negativi. Nel dicembre 2007 pure dagli accertamenti dei Ris di Messina risulta che né il Dna né le impronte esaminate sui 130 peluche della Del Meglio appartengono ad alcuno dei minori ritenuti sessualmente abusati. Nell'estate 2007 inizia il lungo incidente probatorio nella Procura di Tivoli: alla presenza di psicologi dal gip Elvira Tamburelli vengono sentiti decine di bambini. Ora l'ultimo atto dell'indagine con l'esame delle accuse da parte del gip e un processo che, per molti, si profilerebbe lungo e contraddittorio.