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I politici italiani non si meritano i ragazzi della Folgore

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Enon sono stati giorni qualunque. Ho visto gli uomini della Folgore spaccarsi le mani sotto il sole per costruire con quattro pezzi di legno mobili di fortuna per rendere più accettabile la sopravvivenza quotidiana per sè e per i propri amici, altri seduti senza una smorfia, coperti di sudore e polvere su una branda nella casa di fango e paglia a qualche decina di passi dalle postazioni da cui i talebani tirano mortai ed rpg. Li ho visti immobili con lo sguardo dentro il mirino del fucile di precisione a scrutare mutamenti e pericoli; e poi tornare da pattuglie durate ore, cercare ancora in sé la forza di buttare là una battuta e con la stessa polvere addosso ripartire verso il villaggio di là dal fiume, ed è una partenza di cui ogni volta non sai come andrà a finire. Lì sotto il sole, nel caldo che ti spezza la volontà, c'era Francesco, tornato a combattere dopo che la sua gamba era stata attraversata dalla scheggia di un mortaio e Giovanni arrivato con il convoglio durato tre giorni, con gli scontri a fuoco, bossoli sul terreno e proiettili in arrivo. C'erano i mortaisti che a tempo perso fanno gli idraulici e quelli che sfilato il giubbotto antiproiettile cucinavano risotto per tutti. Li ho lasciati lì a scrivere la storia a modo loro. Senza grande enfasi concentrati sulle cose da fare,, le priorità, gli ordini dei comandanti, le strategie e la sopravvivenza. Poi quando l'aereo ha toccato la pista di Ciampino, di colpo mi è sembrato tutto più chiaro. Uno sguardo ai monitor delle tv, un'occhiata ai titoli dei giornali. E una sola certezza. Questo Paese non se li merita. Non si merita neppure un'oncia di quel sudore di quella fatica senza imprecare, di quell'abitudine a obbedire e rischiare che per molti dei venditori di parole di professione è una realtà inimmaginabile. Non se li merita perché è difficile rischiare la pelle per un paese che prende impegni internazionali e poi è sempre pronto a ridiscuterli nascondendo dietro le finte lacrime per il morto l'opportunismo dell'agenda politica. E ancora meno se li merita perché i consumati chiaccheratori di democrazia e della difesa dei nostri valori si dimenticano che nulla è gratuito né scontato. Fingono di non sapere che per poter costruire una società in cui anche le donne hanno diritto ad istruzione e cure sanitarie magari serve addirittura che qualcuno di quei ragazzi non torni mai più a casa. Non solo. Il subdolo difensore delle mamme in lacrime pretende di ignorare che ogni volta che un impegno internazionale viene disatteso il nostro paese diventa un po' meno credibile e questo alla fine non va bene per nessuno. Non solo. Sono proprio loro, quelli che adesso sono là a combattere che non vogliono sentirsi trattati da scolaresca in gita: un soldato sa che in guerra si può morire, sempre, anche se alla guerra poi si aggiungono gli aggettivi per tenere gli animi sedati. Il problema è che là a Bala Murghab, a Farah, nella valle di Musahi, i nostri ragazzi vedono tv e titoli di giornali e per loro diventa tutto ancora più difficile, incomprensibile. Per questo tornando qui uno sente il bisogno di dire chi sono e cosa stanno facendo. E poi in realtà ho sbagliato. Il Paese se li merita perché loro sono il Paese. Poi invece, la politica, quella si è un'altra storia. Monica Maggioni

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