Gianfranco Miccichè ha l'inoppugnabile merito di aver rilanciato, in chiave contemporanea, l'annosa questione meridionale.
Insommasi pongono due emergenze: da una parte la necessità di una classe dirigente nazionale del Pdl che conosca più da vicino i ritardi e le cause dell'arretratezza della realtà meridionale, dall'altra quella di riempire di contenuti programmatici le azioni e l'agenda di governo. Ed è anche per queste ragioni che le nomine d'imperio e le cooptazioni nel Pdl dovranno terminare per consentire ai rappresentanti politici di confrontarsi, in ogni parte d'Italia, con il consenso e la forza delle ragioni da presentare. La sinistra e Bassolino hanno cancellato dalle priorità politiche la questione meridionale avendo relegato la Campania in una condizione di inciviltà e di fatto rendendo precondizione indispensabile per qualsivoglia iniziativa politica la risoluzione dell'emergenza rifiuti. Più del disastro finanziario, ambientale o sanitario è questa la grande responsabilità del malgoverno delle sinistre: aver cancellato dall'agenda politica nazionale il termine «Sud». E Berlusconi, ridando dignità a quei luoghi restituiti all'occidente, li ha stanati. Intelligenze e passioni formate al Sud che impegnano i propri saperi arricchendo il Nord e l'intero mondo. La malapianta delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che si infiltra nei gangli vitali di una economia già di per sé asfittica e priva di competitività. La sanità, commissariata per ragioni di cassa, che produce il paradosso dei servizi al più alto costo e di minore qualità. Le terre, le grotte, i greti dei fiumi ed i laghetti artificiali rimpinzati di rifiuti speciali per risolvere così i complessi smaltimenti in tariffa low cost di imprenditori senza scrupoli. E ancora migliaia di progetti finanziati dalle regioni meridionali con fondi europei per riattare marciapiedi o disegnare piazze capaci di ingenerare solo spesa autoreferenziale. L'acqua male utilizzata che fa registrare un tasso di dispersione di oltre il 50%. Opere irrigue in perenne costruzione tra vari stralci e pingui stati di avanzamento. Un tasso di investimento di capitali stranieri da prefisso telefonico. Una rete infrastrutturale carente, vetusta e legata ancora a dinamiche di sviluppo che non ci collegano al Mediterraneo e che mal tutela le nostra tipicità. Caro presidente Berlusconi elimini ipotesi di cabine e comitati. Sconfigga le camorre, snidi quelle procure votate al protagonismo mediatico più che alla ricerca di reati da perseguire, strigli le banche che continuano ad investire altrove i danari che copiosamente ancora raccolgono al Sud con la scusa delle garanzie e soprattutto ci restituisca quella speranza che è stata colpevolmente cancellata da una politica sinistra. Ci metta lei le mani come sa, con il piglio di uomo d'impresa e concreto statista. Questa sì sarebbe un'opera epocale per la quale la sua stagione rifulgerà, ricordata negli annali della storia. *Deputato e componente della direzione nazionale del Pdl