A Berlusconi tocca mediare di nuovo
Due volte in una settimana. Due punti di tensione all'interno del Popolo della libertà. Due dossier, distinti e separati, che in soli sette giorni hanno creato all'interno della maggioranza parecchio scompiglio. Due campi in cui, però, sembra esserci un unico comun denominatore, la Lega: influente, vuoi o non vuoi, sulla prima querelle, la questione Sud; incisiva sulla seconda, il ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan, richiesto in un primo momento proprio da via Bellerio, rettificato dopo il niet del governo. Colpisce che la mossa del Carroccio sia stata compiuta proprio mentre infuriava la polemica sul partito del Sud: è chiaro l'obiettivo di non subire l'offensiva di un meridionalismo «piagnone» e di tracciare precisi confini di potere all'interno della maggioranza. Da qualche giorno a questa parte si assiste a continui battibecchi tra esponenti della maggioranza, polemiche a distanza, comunicati stampa di accusa, interviste, minacce lanciate e poi magari ridimensionate. Il fatto è che l'agitazione all'interno della maggioranza c'è e si vede. Situazione di cui il premier stesso è ben consapevole e di cui avrebbe espresso tutta la sua "stanchezza" qualche giorno fa ad alcuni collaboratori. Berlusconi ancora una volta si trova a dover tenere le fila, a fare da arbitro tra il suo partito e gli «amici della Lega», da garante con "i ribelli del Sud" sull'impegno del governo verso le regioni meridionali. «L'aria non è buona - confida un autorevole esponente della maggioranza - e si teme che possa succedere quanto successo tra il 2001 e il 2006». E si elenca, Tremonti strattona l'intera squadra di governo, il ministro Scajola attacca Stefania Prestigiacomo, la Lega che non ha nessuna intenzione di rinunciare ai suoi paletti. E così via, tutti contro tutti. Intanto, l'annuncio dell'altro giorno di Berlusconi in qualche modo ha scosso gli animi. Il premier, forse non si aspettava che il tandem Lombardo-Miccichè potesse andare così avanti. Da qui il suo "stop" alle polemiche, annunciando presto lo sblocco dei fondi Fas per le aree sottoutilizzate. La prima reazione all'annuncio del Cavaliere arriva proprio dalla fronda dei ribelli siciliani capitanati dal governatore siciliano. «Che il presidente del Consiglio dica "ci penso io al Sud" mi sembra una cosa molto buona», commenta Lombardo rivendicando il proprio ruolo in tutta la vicenda: «Se il tema è finalmente entrato nell'agenda di governo, il merito è nostro». Dunque, ora si aspetta. Anzi, a dirla con le parole dei parlamentari ribelli, si vogliono solo i fatti: «Se ciò avverrà saremo al fianco dell'amico Silvio Berlusconi. Il tempo delle deleghe in bianco è finito», chiosa nel tardo pomeriggio Gianfranco Miccichè. Ieri il governo, anche con i voti dell'Mpa, è stato battuto su un ordine del giorno presentato dai deputati siciliani Fabio Granata e Antonio Russo che impegna il governo «ad individuare la città di Palermo come sede del Forum permanente sullo sviluppo nell'area del Mediterraneo». Dai tabulati risulta che l'odg è passato proprio per «colpa» dei deputati siciliani del centrodestra che accusano il governo di non fare nulla per il Mezzogiorno. Si intuisce così una battaglia sotterranea tra Nord e Sud, tra la Lega che secondo l'accusa sosterrebbe in tutto e per tutto Tremonti, e gli uomini raccolti attorno a Lombardo e Miccichè, ben decisi a replicare a parti invertire le mosse del Carroccio. «Il problema principale - spiega il deputato del pdl Giorgio Stracquadanio - è che nel partito dovremmo avere una discussione più ampia prima che i problemi vadano a riflettersi sul governo. E magari con una maggiore fiducia da parte di tutti».