Pier Luigi e Dario fanno finta di niente e parlano d'altro

.La colpa sarebbe da attribuire tutta a un gelato. I due, ieri, sono riusciti a evitarsi per tutta la giornata anche se, alla fine, il segretario e Bersani si sono sentiti al telefono. L'ex ministro è intervenuto per primo ed è ripartito subito dopo per partecipare ad un'altra iniziativa. Mentre Bersani ripartiva Franceschini, a poca distanza, è uscito da un bar con un cono. Una manciata di secondi di troppo, a quanto pare, per l'acquisto del gelato, ed è svanito l'incontro. «Io e Bersani ci sentiamo quotidianamente - ha poi spiegato Franceschini - perché io sono il segretario del partito e lui il responsabile del dipartimento Economia, quindi è evidente che ci siamo detti dal primo giorno questo: che il dibattito congressuale deve essere franco, vero, ma non può in nessun modo interferire con il nostro primo dovere che è quello di fare l'opposizione. Poi ci sarà un confronto vero - ha sottolineato - e il confronto vero non dobbiamo temerlo. Ogni quattro anni assistiamo alle primarie americane ed è una meraviglia, si scontrano, se ne dicono e poi alla fine si mettono a sostegno del candidato che ha vinto. Quando per la prima volta da noi nelle primarie siamo dentro un confronto vero scatta la paura, ma la paura di un confronto vero. Penso invece che ce ne sia un grande bisogno - ha proseguito - in questo percorso congressuale c'è bisogno di chiarezza e di poca ipocrisia. Questo percorso va vissuto come la prova del Pd. Ci sarà un segretario che viene eletto e avendo vinto un congresso vero arriva un mandato congressuale serio». Franceschini, che non ha fatto riferimento alla vicenda Marino esattamente come il suo avversario, si è invece detto allibito dall'intervista di Rosy Bindi e dei suoi commenti su Rutelli. «Rutelli è un fondatore del partito - ha detto - possono piacere o meno le sue posizioni o le sue critiche, e ne ha fatte anche a me, ma è inimmaginabile che si dica a Rutelli se non ti va bene vai fuori. È una cosa contro la logica del Pd». Temi nazionali a parte, Franceschini si è soffermato anche sull'emergenza che da tre mesi vive la città che ha ospitato il G1000 Democratico, la realtà del terremoto e degli sfollati. «È necessaria una soluzione per 30mila sfollati. La cosiddetta new town - ha spiegato - prevede al momento la costruzione di 3.500 appartamenti. Anche se si riesce a costruire in tempo, resteranno circa 30 mila persone con il problema di dove trascorrere l'inverno. Il sindaco dell'Aquila - ha aggiunto - mi ha riferito che, secondo le consuetudini meteorologiche, già dal 15 di settembre all'Aquila si accendono i termosifoni. È evidente che la gente non può rimanere a lungo in tenda». Franceschini, infine, ha ringraziato il lavoro degli amministratori locali e dei volontari della Protezione Civile precisando però che il ruolo dell'opposizione è quello di denunciare «con responsabilità le incongruenze della ricostruzione».