Quei rimborsi imbarazzanti per Marino
La saggezza popolare sentenzierebbe il tutto con un classico: «Chi di spada ferisce, di spada perisce». Ignazio Marino, il «terzo incomodo» nella corsa alla leadership del Pd, qualche settimana fa venne quasi linciato per aver scomodato la «questione morale» davanti al caso del presunto stupratore della Capitale nonché coordinatore del partito. Ed ora eccolo lì, sul banco degli imputati, per una vicenda «moralmente rilevante». Una vicenda che risale al 2002 e che «macchia» un po' il perfetto curriculum del chirurgo-politico. Ci ha pensato Il Foglio a riportare alla luce l'intera storia pubblicando una lettera datata 6 settembre 2002. Nella missiva il numero uno del centro medico dell'università di Pittsburgh Jeffrey A. Romoff chiude ufficialmente i rapporti di lavoro con Marino invitandolo ad abbandonare tutti gli incarichi di responsabilità compreso quello di direttore dell'Istituto per i Trapianti e terapie ad Alta Specializzazione (Ismett). In realtà, leggendo le prime righe, non sembra esserci nulla di strano. Romoff sottolinea come Marino abbia più volte espresso il desiderio di presentare le dimissioni e quindi le accetta fissando alcune condizioni. La sorpresa arriva dopo un po' quando il «datore di lavoro» spiega come mai la procedura ha subito un'accelerazione. «Come lei sa - scrive Romoff -, nell'iter ordinario necessario a elaborare le Sue recenti richieste di rimborsi spese, l'Upmc (University of Pittsburgh Medical Center) ha scoperto che Lei ha presentato richiesta di rimborso spese sia all'Upmc che alla sua filiale italiana. Di conseguenza è stata intrapresa una completa verifica Alla data di oggi, riteniamo di aver scoperto una serie di richieste di rimborso spese deliberatamente e intenzionalmente doppia. Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano». Tradotto per i comuni mortali: Marino presentava rimborsi doppi. Non cifre esorbitanti (circa 8mila dollari scoperti con una «revisione parzianel dell'ultimo anno fiscale») ma un comportamento piuttosto grave. Al punto che l'Upmc promette di mantenere «confindenziali i termini delle Sue dimissioni e delle circostanze le hanno affrettate». Insomma, secondo la lettera (controfirmata anche dal diretto interessato), quando Marino lasciò nel 2002 la direzione dell'Ismett partendo alla volta degli Usa lo fece perché fu cacciato. E per irregolarità amministrative. Altro che fuga dei cervelli! Ma a questo punto la vicenda si complica. Mario Adinolfi esprime solidarietà al chirurgo, mentre Pier Luigi Bersani si limita ad un generico: «Conosco da tempo Marino, ne ho grandissimo rispetto e stima. Non so se lui risponderà o vorrà precisare ma per come l'ho conosciuto voglio ribadire la mia stima». Il resto è un lungo, imbarazzato, silenzio. Solo a sera il diretto interessato invia una nota in cui spiega la propria versione dei fatti. Per Marino quella di cui si occupa Il Foglio è una polemica «creata ad arte». «Viene pubblicata - spiega - una lettera di 7 anni fa dell'Upmc, il centro medico dell'Università di Pittsburgh (Usa) per cui ho lavorato per anni e che, insieme alla Regione siciliana, è stato tra i promotori del centro mediterraneo per i trapianti (Ismett) di Palermo. La lettera, secondo il Foglio, contesta alcune irregolarità amministrative, in particolare su rimborsi-spese per circa 5mila euro, erroneamente presentati». «Chiariamo subito un primo aspetto - incalza -: quella lettera è una normale corrispondenza di fine collaborazione di lavoro. Tra l'altro a quella lettera ne è seguita una seconda, firmata dal mio avvocato, che rettifica in maniera sostanziale il contenuto della prima. Quanto alla vicenda dei doppi rimborsi quello che il Foglio non dice è che fui io stesso ad accorgermi di alcune imprecisioni e a comunicarle all'amministrazione. Niente da nascondere. Nessuna polemica». «L'occasione - aggiunge - mi permette però di chiarire perché nel settembre del 2002 decisi di accettare la direzione del centro trapianti della "Thomas Jefferson University" di Philadelphia. La questione è semplice: ad un certo punto del mio lavoro a Palermo, quando il centro si avviava a festeggiare i primi cento trapianti eseguiti, dal 2001 iniziarono forti interferenze nella gestione amministrativa. Oppressive e continue richieste di favoritismi rendevano via via più difficile, e poi impossibile, la conduzione del Centro secondo criteri di trasparenza e merito». Insomma i rimborsi doppi ci sono, ma Marino non ha nulla da nascondere. Lui è un vero santo.