E nel Pdl spuntano gli «autoconvocati»
Lichiamano già gli autoconvocati del Pdl. Sono senatori. Una trentina. Di varia estrazione politica. del Nord e del Sud. Si sono visti l'altra sera in un noto ristorante del centro di Roma, l'Angoletto, a due passi del Pantheon. Giurano che non c'è un leader, non c'è un capo, tutti sono capi. Fatto sta che si sono visti. C'erano anche due sottosegretari, Carlo Giovanardi e Pasquale Viespoli. E un presidente di commissione, Mario Baldassarri. Poi c'era uno quarantenne attivo di Forza Italia come Lucio Malan, un bel gruppone di An soprattuto di estrazione alemanniana, come Cesare Cursi e Andrea Augello, a cui si sono aggiunti Maurizio Saia, Laura Allegrini e Filippo Saltamartini. E i berlusconiani convinti come Ombretta Colli, Francesco Casoli. Si sono aggiunti anche gasparriani come Andrea Butti e Andrea Fluttero. Un solo deputato, invitato in quanto ex senatore, Marcello De Angelis, un alemanniano di ferro ora in rotta con il sindaco di Roma e diventato finiano doc. In tarda serata arriva anche Roberta Angelilli, appena eletta vicepresidente del Parlamento Europeo, che viene accolta da un applauso per il nuovo incarico. Si parla. E soprattutto ci si sfoga. Anche se ieri tutti glissavano e quasi negavano. La stessa Angelilli si è affrettata a dire che è arrivata solo a cena conclusa «per ringraziare un po' di amici che mi hanno dato una mano in campagna elettorale». E puntualizza: «Mi è sembrato di carpire uno spirito positivo. Venivo dalla riunione della direzione del Pdl e non ho visto contrasti. Il partito è appena nato è c'è una gran voglia di dare un contibuto positivo». I rilievi che vengono mossi sono sempre gli stessi. Innanzitutto il fatto che all'interno del partito di decida ancora in ambiti ristretti, ancora con un criterio della cooptazione. «Ma questo punto - spiega Lucio Malan - era in realtà una coda di un dibattito avvenuto a una riunione del gruppo al Senato. Si era appunto parlato della necessità di ampliare gli spazi di discussione». E allo stesso tempo il Pdl non è ancora riuscito a caratterizzarsi come un partito capace di dare un contributo positivo al governo. Non fa proposte. È ancora fermo. C'è chi punta l'indice anche contro l'accento eccessivamente nordista del Pdl, dello sbilanciamento a favore della Lega, dello strapotere di Tremonti. Ma Baldassarri si affretta a dire: «Era una normale cena che abbiamo avuto tra colleghi alla fine di una intensa giornata di lavoro spesa al Senato a totale sostegno del partito, della maggioranza, del governo e dei suoi provvedimenti». Il presidente della commissione Finanze aggiunge: «In particolare non è emersa alcuna critica né al ministro Tremonti, né a partiti alleati. Poiché la politica continua ad appassionarci, abbiamo avuto un interessante scambio di idee su come ciascuno di noi, con le proprie capacità e la propria esperienza, possa dare il migliore supporto al gruppo e a chi lo dirige, e contribuire a riempire di contenuti il partito del Popolo della Libertà. Corrisponde invece al vero - conclude - che la cena si è tenuta in un ristorante a pochi passi dal Senato, molto frequentato dai colleghi, a riprova della mancanza di qualsiasi elemento carbonaro o complottistico». «Una usuale contestazione a Tremonti», ridacchia invece Viespoli mentre acquista libri nei pressi di Montecitorio. E aggiunge: «Ma se faccio parte del governo, le pare che mi metto a contestarlo? Per il resto abbiamo detto cose che diciamo anche all'esterno, in pubblico, in aula, nei convegni. Non c'era nulla che potesse essere di contestazione. E non capisco perché ci si stupisca così tanto se un gruppo di senatori si rivedono a cena e parlano di politica. Siamo all'impazzimento, quello che dovrebbe essere ovvio e normale diventa una notizia». F. d. O.