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La stampa inglese ci fa la morale Però paga per ascoltare gli sms

Stampa straniera

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L'effetto più comico lo ha raggiunto «The Guardian». Secondo il giornale inglese di simpatie laburiste (di sinistra secondo i nostri parametri) in Italia c'è un'«emergenza informazione» per la «scarsa» attenzione che i mass media italiani hanno dato alle registrazioni fatte da Patrizia D'Addario dei suoi incontri intimi con Silvio Berlusconi. Humour britannico. O pura ipocrisia. Perché i giornali british farebbero bene a interrogarsi su un altro pesantissimo silenzio, quello calato sull'ennesimo scandalo che fa a pezzi il mito della stampa anglosassone sempre pronta a dare lezioni di morale e deontologia. Dopo qualche giorno di clamore si sta cercando di soffocare la bruttissima storia, denunciata proprio dal «Guardian», che ha per protagonisti giornalisti e spioni che lavoravano per il News of the world. Il domenicale specializzato a rovistare tra le lenzuola dei Vip appartiene alla galassia del magnate australiano Ruppert Murdoch, l'impero di carta su cui non tramonta mai il sole e al quale appartiene anche il compassatissimo «The Times» prodigo nel bacchettare l'Italia e i politici italiani. Secondo le accuse investigatori privati profumatamente pagati intercettavano i messaggi vocali sui telefonini dei personaggi famosi, li passavano ai cronisti che costruivano i loro scoop strepitosi. Scoop che hanno permesso al «News» non solo di stracciare la concorrenza ma anche di vincere regolarmente il premio annuo della stampa britannica. Pare non fosse un caso isolato ma, come dire, appartenesse un po' a un modo di fare. La commissione parlamentare d'inchiesta (per la precisione la commissione Cultura, media e sport della Camera dei Comuni) che ha riaperto le indagini cercherà di capire quanto sia esteso il fenomeno. Se si sia limitato al periodo 2005-2007, se sia continuato. Se continui tuttora. Tutta la storia è cominciata nel 2007 dal «cronista farabutto». Vennero arrestati il corrispondente del «News of the world» specializzato nella casa reale, Clive Goodman, giovane e forse anche un po' ingenuo, subito ribattezzato appunto il «reporter farabutto», e lo 007 privato Glenn Mulcaire. Presi con le dita nella marmellata, ovvero con gli orecchi incollati alle segreterie telefoniche dei principino Williams e Harry. «Mele marce», lavoravano per conto loro, fu la replica del News e del gruppo Murdoch. Versione presa per buona, anche se inverosimile. Come è pensabile infatti che le parcelle onerosissime degli investigatori — sembra che Glen Mulcaire prendesse 100 mila sterline l'anno — venissero liquidate senza l'autorizzazione del direttore? Andy Coulson, l'allora direttore rampante del News e subito dopo passato a fare il capo della comunicazione per il leader dei conservatori David Cameron, rassegnò le dimissioni ma disse di non saperne nulla. La commissione parlamentare si limitò a sentire Les Hindon, uno dei boss del gruppo Murdoch, che giurò: caso isolato, nessuno oltre alle due «mele marce» al News ha mai usato quei sistemi illegali... La smentita è arrivata qualche settimana fa. Per cominciare, è venuto a galla il fatto — reso pubblico dal Guardian — che la News International, la società di Murdoch proprietaria del News of the world e di altre testate, ha pagato 1 milione di sterline. A Gordon Taylor, presidente dell'associazione calciatori professionisti, e ad altri due membri dell'associazione, perché interrompessero le cause avviate dopo aver scoperto che i loro telefonini erano stati intercettati. Come funzionava questo sistema di spionaggio ma anche di intimidazione lo spiega Max Clifford, agente delle maggiori star. Per la sua agenzia di «pr» sono passati tutti dai Beatles a Frank Sinatra: «Ho saputo di avere il telefonino sotto controllo, insieme a quelli dei principi Williams e Harry, della modella Elle McPherson, quando furono arrestati Clive Goodman e l'investigatore. Mi dissero che la cosa finiva lì, e io ci ho creduto. Ma se hanno pagato un milione per zittire il presidente e altri due membri dell'associazione calciatori, be', c'è da pensare che sotto ci sia molto di più. Non è stata violata solo la mia privacy. Sul mio cellulare i miei clienti lasciano messaggi personali e riservati». Tra i possibili bersagli calciatori famosi come David Beckam, l'allenatore Sven Goran Eriksson, conduttori e conduttrici tv, ma anche uomini politici (in questo caso laburisti). A Wapping, zona una volta periferica di Londra e ora sede degli uffici più eleganti, inutile chiedere repliche al quartiere generale dei giornali di Murdoch: «Nessun commento». Oltre al mito ammaccato del giornalismo anglosassone, ne esce maluccio anche quello di Scotland Yard. Dopo l'inchiesta chiusa due anni fa, solo ora la polizia sta contattando tutte le potenziali vittime. I media britannici hanno però preferito spegnere in fretta i riflettori. Come mai? La riposta può essere trovata nel rapporto, di tre anni fa, dell'Information Commissioner's Office che ha pubblicato la lista dei giornali che utilizzano i servigi di detective privati. Praticamente tutte le principali testate (compreso, per dire, The Observer, stesso gruppo del Guardian). Che sia arrivata l'ora per i colleghi inglesi di scendere dalla c

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