I guardoni a mezzo stampa
Re Silvio no, resiste ai colpi bassi, scommettendo sull’affetto della maggioranza degli italiani, sulla propria tenacia, sulla forza suasiva dell’homo faber. Chi glielo fa fare? Fatto è che la signora, bella e fascinosa, di cui è perdutamente innamorato è donna Italia. Silvio è un uomo d’amore, non di odio, come i suoi demonizzatori. I comunisti, bava alla bocca, non si arrendono al loro vergognoso fallimento politico, morale, economico, antropologico. Infiltratisi nei gangli vitali della Repubblica (dalla giustizia all’informazione), basta loro mutare, di volta in volta, l’«ismo» (ambientalismo, moralismo, legalitarismo, parlamentarismo, etc. etc.), per presentarsi come freschi di bucato e moderni paladini delle virtù. Non vanno presi sotto gamba, perché la loro guerra di posizione è riuscita spesso a danneggiare l’Italia ed a bloccare la nave che pur andava a gonfie vele. Impazzirono di rabbia, quando Craxi portò la Nazione al quarto posto tra i Paesi più sviluppati del mondo. Bettino pagò caro l’eccesso di amor patrio. Talora, gli anti-italiani appaiono grotteschi, vedi l’onanismo militante dei guardoni a mezzo stampa; oppure si pensi alle toghe di lotta e di s-governo, che da quasi vent’anni s’inventano ogni possibile fabula accusatoria, per «mascariare» Silvio e mostrificarlo. Di passaggio, attraverso il pentitismo come instrumentum regni provarono a distruggere Giulio Andreotti o, fra gli altri, Calogero Mannino, che patì tanto spropositato ed ingiusto carcere da poterci rimettere la pelle. È Historia, non cronaca, che alcune toghe risultarono sospinte non dall’imperativo di dare giustizia, ma dalla velleità di riscrivere ab imis la storia della Repubblica, nata, secondo loro, non dalla Resistenza, bensì dalla mafìa e dal ricatto. Dai falliti test Andreotti- Mannino, riciccia, periodicamente, il torvo dilettantismo di quanti perseguono ostinatamente la via giudiziaria alla storiografia di tipo nuovo, cioè leninista. Marx-onanisti, corvi, nichilisti, sex-disturbati, anti-italiani son gente perfida, forse malata. Silvio, vivaddio, è sano, forte, attivo, vincente, potente (in tutti i sensi) e per questo debbono annichilirlo, ricorrendo non solo all’etèra barese, ma addirittura ad un mediocre riciclatore di tesori mafiosi, nonchè alla belva di Cosa Nostra. D’Addario, Ciancimino junior, Totò Riina: ecco il triangolo delle Bermude per annichilire il Cavaliere. Nulla importa se, per lambire Berlusconi, si affonda Nave Italia. Niente li ferma e, anzi, lanciano siluri mediatico-giudiziari financo sull'Arma dei Carabinieri. Tuttavia, per onestà intellettuale, bisogna ammettere che qualche colpa ce l'abbiamo anche noi. Dal 2001, promettiamo di restituire tutti i magistrati al Diritto, attraverso la riforma strutturale dell'ordinamento e della giustizia. Sulla vicenda D’Addario va, infine, detto che la questione centrale è che sia stato possibile affiancare al Premier, sin dentro la sua abitazione, non semplicemente una mignotta, ma, assai peggio, una molestatrice, aggressiva, vendicativa, pericolosa, violenta. Insomma, una roba da «Attrazione fatale». Credo che Berlusconi, facendo violenza all’indole gentile ed ospitale, debba dotarsi di un filtro e dire no a quante usano Palazzo Grazioli a mò di foresteria. L’incolumità del Premier è esigenza pubblica ed istituzionale. Tarantini non fu un incidente, ma un gravissimo errore, addebitabile all’entourage ed a Silvio stesso.