Piano casa finalmente al via
Centomila alloggi in 5 anni
Avanti senza esitazione. Davanti alla pubblicazione delle nuove registrazioni dei dialoghi tra Silvio Berlusconi e Patrizia d'Addario avvenuti a palazzo Grazioli, il premier e il governo scelgono la strada del «fare» come sottolinea il sottosegretario alla presidenza del consiglio Paolo Bonaiuti. «Di certo - aggiunge - non si può fare politica né informazione dal buco della serratura». Così ieri, mentre il settimanale del gruppo Debenedetti ha messo sul suo sito altre conversazioni private, il Cavaliere ha firmato il decreto sul piano casa - con l'obiettivo di costruire 100 mila alloggi in cinque anni - e le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno dato il via libera al dl anticrisi che contiene norme per agevolare imprese e cittadini. E nel frattempo Giulio Tremonti continua il suo duello con le banche e con Bankitalia per spingere gli istituti a non bloccare i finanziamenti alle aziende. Insomma, i temi in agenda del governo vanno avanti. Nonostante la personale guerra che il gruppo Repubblica-Espresso stanno conducendo contro Berlusconi a colpi di registrazioni dei dialoghi privati del premier. Un tema al quale neppure il partito Democratico sembra appassionarsi più. Probabilmente dopo aver riflettuto sul fatto che aver condotto una campagna elettorale sulla vita privata di Berlusconi non gli ha portato un solo voto in più alle ultime elezioni europee e alle amministrative. Tanto è vero che ieri, al Senato, la conferenza dei capigruppo ha bocciato l'ordine del giorno presentato dal senatore Democratico Luigi Zanda che chiedeva chiarimenti sui «comportamenti privati» del presidente del consiglio. Ma sui nuovi contenuti dei dialoghi tra il premier e la D'Addario, pubblicati sul sito dell'Espresso, pochi nel Pd hanno voluto soffermarsi. Nella vicenda è invece intervenuto, per difendere Berlusconi e il nostro Paese, Tarak Ben Ammar, finanziere franco-tunisino, presente nei consigli di amministrazione di Telecom Italia e di Mediobanca: «È un attacco all'Italia - ha commentato - oggi si tratta di Berlusconi, prima si diceva che Andreotti era mafioso e poi attaccarono Craxi. Non avete capito che non vogliono che l'Italia sia un grande Paese ma vogliono che sia un Paese del terzo mondo. Non leggete i giornali francesi e inglesi che hanno un odio profondo verso l'Italia». Per Ben Ammar «se solo ci fosse un po' di patriottismo sarebbe meglio, vorrei vedere cosa succederebbe se la stampa francese parlasse del suo presidente come fa certa stampa italiana. Credo che non abbiate bisogno di lezioni dagli stranieri per dirvi come vi dovete comportare». «Chi di noi può giudicare la vita privata degli uomini. Se si comincia con questo - ha proseguito Ben Ammar - allora entriamo nelle case di tutti e non credo che tutti siano santi. Mischiare privato con la politica vuole dire non avere argomenti politici». Di argomenti ne ha invece parecchi Giulio Tremonti per continuare la sua «guerra» contro le banche a favore delle imprese. Da mesi il ministro dell'economia sta facendo pressioni sugli istituti di credito perché concedano i finanziamenti alle aziende. Ci ha provato prima con una «moral suasion», poi ha mandato i prefetti a sorvegliare che non ci fossero scelte arbitrarie da parte delle banche nella richiesta di prestiti. Infine ha inserito nel dl anticrisi un emendamento con il quale si dà la possibilità agli ispettori del ministero del Tesoro di poter accedere ai documenti della Banca d'Italia. Una serie di provvedimenti che servono a garantire proprio il sistema delle imprese. E sempre ieri, presentando il Dpef davanti alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato Giulio Tremonti ha spiegato come il governo ha affrontato la crisi economica. «Abbiamo puntato a garantire - ha spiegato - finanza pubblica, tenuta della struttura sociale e liquidità, credito alle imprese». Tutto questo in una situazione di sostanziale «tenuta»: gli ultimi dati macro «corretti per il ciclo - ha spiegato - confermano la tenuta del bilancio italiano». L'andamento dei conti pubblici, ha proseguito, «è in linea con gli impegni internazionali e con le aspettative che all'estero hanno sulla Repubblica italiana. Corrette per il ciclo le previsioni contenute nel Dpef sono in linea con gli impegni assunti a livello internazionale». Con i conti in linea e le entrate che «tengono» il governo, ha detto Tremonti ha fatto di tutto per «tenere aperto il canale del credito dalle banche alle imprese. Sommando tutti gli interventi fatti più la moratoria sul credito a favore Pmi siamo di fronte ad interventi positivi per la tenuta e la conservazione del nostro apparato produttivo». Solo l'Espresso non se ne è accorto.