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Franceschini è già al capolinea

Dario Franceschini

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Probabilmente è presto per dargli del "bollito", ma la corsa di Dario Franceschini verso la vetta del Pd, nelle ultime settimane, è diventata piuttosto ardua. Non passa giorno senza che un amministratore locale, un padre nobile, un qualsiasi big del partito dichiari il proprio sostegno a Pier Luigi Bersani.  L'ultimo a salire sul carro dell'ex ministro è stato il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero che, così, si è unito ai colleghi Vasco Errani (Emilia Romagna), Mercedes Bresso (Piemonte), Claudio Martini (Toscana), Antonio Bassolino (Campania), Claudio Burlando (Liguria), Maria Rita Lorenzetti (Umbria) e Vito De Filippo (Basilicata). È vero che i consensi si devono trasformare in voti, ma è altrettanto vero che, ad oggi, il gap tra Dario e Pier Luigi appare incolmabile. Soprattutto in vista delle primarie dove normalmente gli elettori scelgono il candidato più rappresentativo. Il tutto senza dimenticare che nel 2010 ci saranno le Regionali. E se tanti governatori uscenti scelgono Bersani un motivo ci sarà. Così non stupisce che un sondaggio dell'Istituto Piepoli diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it (campione di 1000 casi, metodologia C.A.T.I) dia l'ex ministro in netto vantaggio rispetto all'avversario: ogni due voti a Bersani uno a Franceschini. Insomma il segretario uscente del Pd sembra destinato ad un precoce prepensionamento. Anche per questo, negli ultimi giorni, Dario ha cambiato strategia. Nonostante il suo principale sponsor Beppe Fioroni preferisca un atteggiamento più attendista, autorizzando la lettura maliziosa secondo cui sarebbe pronto a passare con Bersani una volta perso il congresso, il candidato alla segreteria non ha nessuna intenzione di finire schiacciato in giochi di potere. Così è partito alla ricerca di uomini forti da far correre nelle Regioni. La prima a scendere in campo è stata Debora Serracchiani in Friuli Venezia Giulia e, ieri, anche Sergio Cofferati ha sciolto la riserva: si candiderà a guidare il partito in Liguria. Il meccanismo è molto semplice. Nel 2007 fu Walter Veltroni, unico pretendente alla segreteria, a tirare la volata ai leader regionali. Stavolta è diverso: vincere i congressi locali significa avere più forza a livello nazionale. Senza contare che, con i volti giusti, anche le primarie avrebbero un esito meno scontato. Per questo gli uomini di Dario stanno cercando un nome da contrapporre alla «rivelazione» Maurizio Martina in Lombardia (Ignazio Marino punterà su Beppino Englaro). E mentre per il Veneto si parla già di Pier Paolo Baretta, deputato Pd con un passato da segretario confederale della Cisl molto apprezzato nella Regione, nel Lazio stanno salendo le quotazioni di David Sassoli. Non correrà invece in Campania, nonostante i numerosi inviti (ieri l'ha contatta Marino, ma lo avevano già fatto Bersani, Franceschini e Veltroni), Rosaria Capacchione giornalista del Mattino impegnata sul fronte anticamorra e già in corsa per il Pd alle ultime europee. Nel frattempo la direzione del partito ha convocato ufficialmente il congresso per l'11 ottobre a Roma e, nonostante le proteste, ha chiuso il tesseramento. Alla fine il Pd potrebbe superare quota 700mila iscritti anche se continuano a far discutere i dati che arrivano da alcune zone italiane. In Puglia, negli ultimi 20 giorni, c'è stato quasi un raddoppio delle iscrizioni e anche nel Lazio si registra un vero e proprio boom di tessere. I congressi si vincono anche così.

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