Il Papa ai disoccupati: «Non vi scoraggiate»
Lacrisi e le sue «vittime», disoccupati e loro famiglie innanzitutto, tornano al centro dei pensieri e delle parole di Benedetto XVI, che grida loro: «Non scoraggiatevi!». Lo scenario per le parole del papa è quello di Romano Canavese, borgo della provincia di Torino che ha dato i natali al segretario di Stato Tarcisio Bertone. Ma anche hinterland di quella Ivrea un tempo sinonimo di Olivetti e di padana laboriosità, oggi toccata, come il resto del mondo, da difficoltà che si traducono per molti nella mancanza di lavoro. Papa Ratzinger ha la mano destra ingessata, ma non sembra affatto sofferente. È anzi palesemente felice di trovarsi nel paese natale del suo «primo collaboratore», ma neanche questo lo distoglie dall'occuparsi delle sofferenze altrui. Due mesi fa, da Cassino, sito Fiat non indenne allo scontento generale, aveva lanciato un appello dalle tinte più forti. «La disoccupazione è una ferita», aveva detto in quella occasione, invitando politici e imprenditori a trovare in fretta soluzioni per salvare, con i posti di lavoro, la dignità di tante famiglie. Ieri i toni sono apparsi diversi, ma solo apparentemente attenuati dal periodo estivo, dalla gioiosa visita a casa Bertone e dall'attenzione ancora concentrata su quella frattura alla mano destra del Pontefice che tanti ha fatto trepidare. E che il Papa ha esibito senza riguardo, stendendo l'arto ingessato, di nuovo ornato dall'anello piscatorio, per benedire i fedeli. Un esempio e un prologo all'invito a non scoraggiarsi e a non lasciarsi andare, neanche di fronte alle disgrazie. «La Provvidenza - ha detto il Papa - aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro». Un atteggiamento che ha permesso in passato ai popoli di queste terre di superare altre crisi - dice - e che oggi va rimesso in gioco. «I vostri nonni furono costretti ad emigrare per carenza di lavoro - ha ricordato - ma poi lo sviluppo economico ha portato benessere e altri sono immigrati qui dall'Italia e dall'estero». Un risultato - ha insistito - frutto della fedeltà ai «valori fondamentali della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fatica e il sacrificio». Ultimo, ma non per importanza, «il forte legame con la fede cristiana». Tutti insieme, valori che «sono stati lungo i secoli la vostra vera forza». «Saranno questi valori - ha quindi affermato richiamando la sua enciclica e auspicando che «smuova il mondo» - a permettere alle generazioni di oggi di costruire con speranza il proprio futuro, dando vita a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l'economia, siano permeati di spirito evangelico». Il Papa si è poi rivolto ai giovani, ma soprattutto a chi dovrebbe infondere loro coraggio e aiutarli «a trovare la strada della Vita vera e piena» e della «libertà autentica», e a «vincere la tentazione di vie facili e illusorie». Per questo «bisogna domandarsi - è tornato a dire - quali esempi e modelli vengano ad essi proposti».