"Dobbiamo tornare sulla Luna Ci sono risorse da sfruttare"
«Il 20 luglio del 1969 non avevo ancora compiuto cinque anni e i ricordi di quel giorno si confondono. Sono sicuro però che allora non immaginavo di diventare un austronauta. Invece è successo e, le dirò più: quei 19 giorni che fino ad ora ho trascorso nello Spazio mi hanno fatto tornare bambino. Quando sparisce la gravità tutto cambia. Ti trovi ad essere a metà tra un pesce e un uccello, fluttui nella navicella e scopri un nuovo modo di vivere. I piedi non ti servono per camminare, ma li usi per spingerti e ti comporti in modo diverso da come faresti sulla terra ferma».Lui è il colonnello Roberto Vittori, classe 1964. Ha al suo attivo circa 2000 ore di volo su più di 40 diversi aeromobili e dopo aver vinto nel 1998 una selezione come astronauta dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ha iniziato al Johnson Space Center di Houston in Texas il programma di formazione per missioni a bordo dello Space Shuttle e della Stazione Spaziale Internazionale. Colonnello, il primo astronauta a camminare sulla superficie lunare fu Neil Armstrong 40 anni fa. L'ultimo fu Eugene Cernan nel dicembre 1972. Poi nulla più. In che progetti siete impegnati ora? «Dal 1998 si sta realizzando la Stazione Spaziale Internazionale un progetto voluto da cinque agenzie spaziali che sono la canadese Csa, l'europea Esa, la giapponese Jaxa, la russa Rka e la statunitense Nasa, e finalmente dopo più di dieci anni la fase costruttiva sta finendo». E dopo tanto lavoro quale compito avrà la stazione? «Avrà il compito di essere un laboratorio di ricerca per condurre quegli esperimenti che necessitano di condizioni particolari difficilmente riproducibili sulla Terra, come la microgravità per esempio». Dopo gli Stati Uniti e la Russia, l'Italia è il terzo Paese al mondo per partecipazione alla Stazione Spaziale Internazionale. Quante volte ha avuto modo di raggiungerla? «La prima volta che ci misi piede fu durante la missione Marco Polo del 2002 quando, ad esempio, consegnammo alla Stazione un nuovo "battello di salvataggio" che ora è a disposizione degli occupanti nel caso di un'emergenza a bordo. La seconda volta invece fu nel 2005. Era la missione Eneide e arrivai alla Stazione pilotando la navetta sovietica Sojuz». Eppure sulla Luna nessuno c'è più tornato? «Me lo ripeto ogni giorno. Io voglio andarci. 40 anni fa siamo stati in grado di fare 384mila chilometri e ora la nostra Stazione è solo a 400. Si sta sbagliando a non investire sulla Luna perchè là ci sono risorse importanti». Tipo? «Per esempio una teoria dice che la Luna sia una costola della Terra che, pur essendo senza atmosfera, ha una composizione uguale a quella del nostro pianeta. Mi piacerebbe che un domani fosse possibile reinventare un sistema industriale che ci spinga a produrre anche sulla Luna. Fantascenza? Forse, ma chi avrebbe mai detto che nel 1969 l'uomo avrebbe messo piede sulla Luna? Io spero veramente che dopo la Stazione si torni a pensare alla Luna e magari anche a Marte» Intanto questa sera avrà è stato invitato a festeggiare la Luna a Piazza del Popolo? «Sì. Sarà emozionante dato che, assieme al maestro Ennio Morricone, annunceremo un progetto che si realizzerà durante la mia prossima missione sulla Stazione prevista per il 2010. Parteciperò a un concerto del Maestro direttamente dallo spazio».