«Basta trasformismi cambiamo mentalità»
Lediscussioni sulla necessità o meno di un partito del Sud sono sterili. «Qualunque sia la soluzione del dilemma la classe politica del Sud deve avere adesso un solo obiettivo: avviare subito un processo di modernizzazione del Mezzogiorno» spiega a Il Tempo, Ivan Lo Bello, presidente della Confindustria Sicilia Come valuta l'idea del sottosegretario Miccichè sulla necessità di costituire un partito del Sud. «Non voglio entrare nel dibattito tra favorevoli o contrari. Non è il mio mestiere. Sicuramente si è tornati a parlare del Sud. Qualunque sarà la direzione intrapresa, però, la politica in questo frangente non deve limitarsi a un'operazione di trasformismo» Cosa intende dire? «Il cambiamento deve essere strutturale. Va accantonato un modello basato sull'assistenzialismo e sulla richiesta di nuove provvidenze. Insomma stop alle rivendicazioni pro meridionaliste a vantaggio di un processo di modernizzazione del Sud» Cosa serve? «Una spesa pubblica che finanzi buoni progetti e infrastrutture. Ma anche un passo indietro della politica nella gestione diretta di servizi pubblici come la sanità e i rifiuti. La gestione clientelare sta generando un'implosione del sistema e il malessere sociale sta crescendo». Vuol dare un consiglio a chi attuerà questo nuovo disegno? «Innanzitutto mettere da parte la visione di breve periodo. In secondo luogo la nuova strategia politica deve tenere conto dei cambiamenti che stanno interessando la società meridionale». Quali? «Ad esempio un sistema industriale che ha voglia di competere, non cerca assistenza e ha avviato un processo di internazionalizzazione e di apertura al mercato. Queste aziende chiedono allo Stato buone infrastrutture e poca burocrazia. Solo attraverso lo sviluppo del sistema privato possiamo limitare il disagio sociale» Con queste premesse il Sud può ripartire? «Non può essere altrimenti. Dal 2001 il Mezzogiorno continua a crescere meno del resto del Paese. La media di aumento del Pil è stata dello 0,6% all'anno contro l'1% del resto dell'Italia. Il termine di paragone sono gli altro Meridioni d'Europa che grazie al beneficio dei fondi comunitari hanno avuto una crescita del 3%». Avranno una speranza i 120 mila meridionali che ogni anno emigrano? «Fino a che il sistema resta vischioso e dominato dalle raccomandazioni fanno bene ad andare fuori. Cambiare modello di sviluppo servirà anche a rafforzare e moltiplicare le aziende innovative, già nate al Sud, che potranno assorbirli». La priorità è sempre la stessa: cambiare mentalità e modello di sviluppo. «Sì. Lo ripeto. Qualunque sia la soluzione: un partito del Sud o una maggiore attenzione da parte dei partito tradizionali, la strada da seguire sarà questa. I vantaggi sono per tutti. È evidente che una maggiore crescita del Sud rappresenta una grande opportunità per l'intero sistema nazionale». Aiuterà il federalismo fiscale? «Sì. Introdurrà un principio di responsabilità. Una cosa che non è mai esistita. Quando i cittadini collegheranno l'imposizione fiscale con il livello e la qualità dei servizi gli amministratori non avranno più alibi».