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«Giusto, ma non è facile sostituire figure di primo piano»

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Unapersona non può essere sia sindaco — o presidente di una Provincia — sia parlamentare perché si corre il rischio che non si faccia bene né una cosa né l'altra. Ma al tempo stesso dico che l'incompatibilità aveva una sua valenza quando gli amministratori locali, per essere eletti al Parlamento, dovevano prendere i voti. Ora, che di fatto si è dei "nominati", non ha più senso». Vincenzo Piso, deputato e coordinatore regionale del Lazio per il Pdl, è determinato e non usa mezze parole per dissociarsi da un malcostume comune a quasi tutti i partiti. Onorevole, però anche lei ha una sorta di doppio incarico: uno alla Camera e uno nel partito. Che cosa ne dice? «Vuole mettere? Le due cose non sono paragonabili. I sindaci e i presidenti di Provincia, dal momento in cui vincono le elezioni, diventano rappresentanti della totalità dei cittadini. Io invece, sia al Parlamento che nel Pdl, rivesto un ruolo di parte. Provi ad immaginare se Alemanno, oltre ad essere sindaco di Roma, fosse anche coordinatore del partito. Cosa direbbero i romani?» Eppure Guido Podestà a Milano ha chiesto di rimanere coordinatore regionale del Pdl. «Se fossi in lui, per cortesia istituzionale, non proseguirei su questa strada. Però al tempo stesso c'è anche da dire che non sempre è facile trovare personalità di un certo spessore che sappiano ricoprire certi incarichi». Quindi, per la stessa cortesia istituzionale, anche i ministri La Russa e Bondi dovrebbero lasciare l'incarico di coordinatori nazionali del Pdl? «Ad oggi il Triunvitato Verdini-La Russa-Bondi ha funzionato molto bene soprattutto perché è stato in grado di far nascere il Pdl facendo attenzione a non sottrarre neppure un istante al proprio incarico istituzionale. Poi però credo sia giusto lasciare spazio ad altri». Ale. Ber.

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