E ora tocca al Pdl.

Asuo piacimento. E soprattutto c'è chi, vedendo Silvio Berlusconi costretto a parare i colpi del Guardian, impegnato a controllare le dichiarazioni di Noemi e Gino Flaminio di turno, ne ha approfittato. Forse oltre il limite della decenza. Che cos'è successo? Prendiamo il caso di Milano. Guido Podestà è stato eletto quasi per il rotto della cuffia - e Dio solo sa che cosa il partito abbia fatto per farlo vincere - presidente della Provincia di quella che è la seconda area metropolitana del Paese. Ebbene, che cosa fa Podestà dopo essere stato eletto? Va da Berlusconi e gli chiede se può mantenere anche l'incarico di coordinatore regionale del Pdl. Solo per un po'. Un pochino solo. L'autunno prossimo si dimette. Ora, siccome 'cca nisciuno è fesso è chiaro che dopo l'estate nessuno porrà la questione, poi arriva Natale. E Natale è Natale. Quindi il nuovo anno e non si può cambiare più perché le Regionali sono alle porte. E così Podestà si mantiene il cadreghino, la poltroncina come si dice in lumbard, il tempo necessario per mettere bocca nelle prossime elezioni in Lombardia in vista del lustro che porterà all'Expo 2015. Il Cavaliere, si sa, è uno che non sa dire di no a nessuno. Neanche a Patrizia. E così ha concesso la miniproroga a Podestà. Sia chiaro, il suo predecessore Mariastella Gelmini si dimise un minuto dopo aver assunto l'incarico di ministro. Nessuno glielo chiese. Lo fece per una questione di correttezza istituzionale perché non è una gran cosa prendersi sulle spalle un importante incarico istituzionale e mantenere anche quello al partito. Ma c'è chi ha pensato di peggio. Cosimo Sibilia è stato appena eletto presidente della Provincia di Avellino, è la prima volta che il centrodestra conquista un ente in Irpinia. Dunque dovrebbe dimostrare al massimo di avere una marcia in più rispetto al passato. Ma Sibilia ha già fatto capire che resterà anche senatore. Doppio incarico. E doppio stipendio da nababbo. Tranquilli, c'è chi è caduto ancora più in basso. Il neopresidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, ha già fatto sapere che guiderà l'ente, resterà deputato e rimarrà pure coordinatore provinciale del Pdl. Evviva, e chi più ne ha più ne metta. E infatti è stato già superato da Edmondo Cirielli, appena eletto presidente della Provincia di Salerno, e che vuole rimanere parlamentare e pure presidente della commissione Difesa. Triplo incarico e tripla voce in entrata sul conto corrente, visto che la guida di un organismo parlamentare prevedere anche una piccola aggiuntina di quialche migliaio di euro sul salario, un telefono a spese della Camera, l'auto di servizio, un bell'ufficio. Formalmente non esiste l'incompatibilità, esisterebbe il buon gusto e la decenza istituzionale. Proviamola a immaginare una settimana dell'onorevole presidente Cirielli. Lunedì mattina a Salerno a studiare la sagra della mozzarella di Pontacagnano, il pomeriggio alla Camera per il Dpef. Martedì mattina votazioni a Montecitorio in aula, il pomeriggio a presiedere la discussione sul nuovo piano strategico-missilistico. Mercoledì mattina votazioni e pomeriggio question time. Giovedì audizione del ministro sull'Afghanistan. Venerdì tra il convegno sul rilancio della rassegna musicale di Ravello e la formazione professionale per il turismo di Paestum e la Certosa di Padula. Cirielli è una persona per bene. E questo comportamento stride con la persona e con la sua storia. Visto che proviene dalle fila della destra sociale di Alemanno. Già, Alemanno. Un anno fa, quando formò la sua giunta, impose che chi ne entrava a far parte si sarebbe occupato solo di quello. Di fatto escludendo tre dei suoi più fidati collaboratori: Augello, Piso e Rampelli che preferirono restare deputati. Una scelta dolorosa. Ma è stata una scelta di stile di cui Roma gliene dà atto. Oggi il primo cittadino della Capitale si ritrova con Alfredo Antoniozzi rieletto eurodeputato. Antoniozzi è anche assessore alla Casa, Patrimonio e Progetti speciali. Insomma, non proprio deleghe di cui occuparsene nel week end. Se si pongono queste questioni ai vertici del Pdl, c'è chi la butta a ridere (e che ridere): anche nel Pd hanno il problema del doppio incarico, stupratore e dirigente di partito. E c'è chi laconicamente risponde: il pesce puzza dalla testa. Dei tre coordinatori nazionali, La Russa e Bondi sono anche ministri. Vero, ma è anche vero che un conto è decidere a tre e un conto è decidere da soli. E poi quella del triumvirato era una scelta transitoria. Comunque sia, Berlusconi farebbe bene a metterci le mani. Stabilendo regole certe per tutti. Regole chiare. E che siano un esempio anche per il Paese.