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Carichiun post e, se hai azzeccato il tema, in pochi minuti i commenti fioccano. Molto meglio che nel blog, per quantità di risposte e per «calore»: dialogare con una faccia e un nome riscalda e vivifica la comunicazione. E se poi conosci davvero chi ti scrive l'impatto è ancora più forte. Per la mia esperienza, il rapporto tra politica e Facebook si sta sviluppando bene. Proprio perché è semplice, Facebook ha consentito a numerosi parlamentari di affacciarsi al dialogo con i cittadini on line. Numerosi deputati hanno il profilo su Facebook e non il blog o il sito personale. Gli usi sono dei più vari. C'è chi fa la diretta dall'aula di ciò che stiamo discutendo in quel momento. Chi è molto radicato in un territorio lo utilizza per mobilitare rapidamente i cittadini su un singolo tema che riguarda quella località o per organizzare incontri pubblici. Altri hanno aperto gruppi tematici legati a specifiche iniziative politiche e altri ancora hanno aderito a gruppi o a iniziative suggerite da amici di Facebook. C'è chi l'ha usato nelle recenti elezioni e, se il profilo era aperto da tempo e dunque il rapporto on line consolidato, ne ha ricavato voti e preferenze. In definitiva, chi usa Facebook lo adopera per quello che è, uno strumento per ampliare le proprie possibilità di contatto diretto con cittadini che magari mai verrebbero a un incontro politico. Certamente, come avviene in tutti i rapporti, stare in Facebook comporta tempo, dedizione, costanza e una presenza davvero personale, autentica. E richiede consistenza personale e competenza politica, senza le quali, peraltro, ogni strumento di comunicazione risulta controproducente. Non conta essere giovani di età: conta «esserci», come persona e come politico. Se ci «sei», Facebook ti fa bene e dunque certamente giova alla politica. Questo è il positivo. Invece del lato oscuro di Facebook parleremo un'altra volta. * Deputato, responsabile internet del Pdl

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