E Bersani conquista Zingaretti
Ora all'appello manca solo Ignazio Marino che, a differenza degli altri candidati, presenterà il suo programma martedì a Milano. Intanto Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini continuano a combattere la solo personale battaglia. Con il primo che, davanti alla platea di dirigenti e militani riunita da Enrico Letta per cominciare il conto alla rovescia dei «cento giorni al nuovo Pd», difende la discontinuità delle proprie idee rispetto al passato: «Le parole sono tutte buone, ma non dobbiamo guardare i titoli. Franceschini vuole un partito radicato, ma chi lo vorrebbe sradicato?» Intanto si definisce ulteriormente lo scacchiere delle alleanze. Con il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che scende in campo al fianco di Bersani. «Voterò Pier Luigi - annuncia - perché credo che in un momento come questo sia la persona che può aiutarci a ripartire bene. Lo faccio come scelta individuale fino a rinunciare a candidarmi. Ma penso che un dirigente politico abbia il dovere di dire quello che pensa, la trasparenza è la base del rispetto reciproco». Una scelta importante quella di Zingaretti che indebolisce ulteriormente Dario Franceschini visto che peserà, e non poco, sugli equilibri laziali. Nonostante il sostegno di Francesco Rutelli e Walter Veltroni, infatti, il segretario uscente del Pd ha già perso per strada la componente più vicina a Goffredo Bettini che sosterrà Ignazio Marino e che, obbligata a scegliere tra lui e Bersani, opterà quasi sicuramente per quest'ultimo. Anche se il chirurgo smentisce accordi sottobanco con l'area vicina a Massimo D'Alema e all'ex ministro: «Corro per vincere non certo per portare acqua al mulino di un altro candidato». Certo è che l'ago della bilancia congressuale pende ogni giorno di più dalla parte di Bersani. Nonostante Piero Fassino, coordinatore della mozione Franceschini, bolli come «scenario politologico fondato sul niente» la visione che vedrebbe il segretario uscente favorito alle primarie e lo sfidante più forte tra gli iscritti. È una «sfida imprevedibile» assicura. E anche Bersani smentisce con forza «la caricatura» che la sua sarebbe la mozione anti-primarie: «Mi hanno messo addosso una camicia che non è la mia».