Franceschini riparte dal conflitto d'interessi
Dario Franceschini guarda avanti, talmente avanti, che torna con la memoria al quinquennio 1996-2001. Quello in cui il governo di centrosinistra non fu capace di varare una legge sul conflitto d'interessi. E ora, incalza, non si può restare «fermi e silenti». Eccolo qua il programma del candidato alla segreteria del Pd presentato nella suggestiva cornice dell'Acquario di Roma. Una fresca ventata di antiberlusconismo. Certo Franceschini guarda al futuro. Sceglie Domani, la canzone realizzata per raccogliere fondi a favore dei terremotati abruzzesi, per aprire la sua manifestazione. E chiude con Better Days di Bruce Springsteen riferimento esplicito al fatto che, se fino ad oggi le cose non sono andate benissimo, domani saranno sicuramente «giorni migliori». Cita anche David Maria Turoldo («Ogni mattina quando si leva il sole, inizia un giorno che non ha mai vissuto nessuno») e parla della necessità di chiudere la stagione di un partito fatto di «ex» e aprire quella che guarda avanti, al rinnovamento. Ma poi, quando scende nel concreto, non va oltre una proposta generica sulla necessità di tornare a contrastare il conflitto di interessi. Difficile pensare che non si tratti di una contromossa per contrastare l'Opa ostile di Beppe Grillo e cercare di conquistare gli antiberlusconiani duri e puri che, il 25 ottobre, potrebbero decidere a sorpresa di partecipare alle primarie del Pd. Per il resto Franceschini sintetizza in cinque parole chiave il suo programma: fiducia, regole, uguaglianza, merito, qualità. E non risparmia qualche stoccata ai diretti avversari. Come quando ribadisce la necessità di non tornare al «centro-sinistra col trattino» (progetto bersaniano) o quando boccia il modello elettorale tedesco tanto caro a Massimo D'Alema.