"Bianchini non faccia la fine di Unabomber"

«Spero che il mio cliente non faccia la fine di Elvo Zornitta, accusato per anni di essere il presunto Unabomber e poi scagionato. Proprio per evitare che accada a Luca Bianchini, abbiamo avviato una serie di investigazioni a 360 gradi per dimostrare la sua estraneità ai fatti». È il difensore dell'uomo accusato di essere lo stupratore seriale della Capitale, l'avvocato Giorgio Olmi, a partire al contrattacco contro la procura di Roma che ha indagato il suo assistito per violenza sessuale ai danni di tre donne. Almeno. Poiché gli inquirenti stanno svolgendo accertamenti anche su altri stupri, che sarebbero stati commessi con modalità simili a quelle che vengono contestate all'ex coordinatore della sezione del Pd del quartiere Torrino. Ma il penalista va anche oltre nello spiegare la sua linea difensiva: «Ho parlato con il mio assistito e a differenza dei primi giorni trascorsi in cella, durante i quali temeva solo per la sua vita, adesso è combattivo e insieme abbiamo intenzione di nominare un perito che effettui di nuovo l'esame del Dna. In questo modo si potrà discutere e sollevare dei dubbi rispetto agli accertamenti che hanno svolto gli inquirenti: non possiamo di certo prendere per buoni i loro risultati». Mentre il presunto stupratore rinchiuso nel carcere di Regina Coeli da venerdì scorso prepara la linea difensiva, gli investigatori invece tornano nell'abitazione del ragioniere a Cinecittà Est, in quella dei genitori al Torrino e nell'ufficio della società Metropolitane spa, dove lavorava Bianchini. Nel corso della perquisizione domiciliare, gli agenti della Squadra Mobile di Roma hanno sequestrato indumenti e scarpe da ginnastica di Bianchini: su questi capi d'abbigliamento nelle prossime ore gli inquirenti disporranno accertamenti scientifici per verificare se ci sono o meno tracce riconducibili alle vittime delle aggressioni a sfondo sessuale. All'attenzione degli investigatori anche i medicinali che l'uomo ha in casa, un accertamento utile a capire se l'uomo abbia acquistato in questi anni le medicine che durante l'interrogatorio di garanzia ha detto di aver preso nel corso della terapia farmacologica che gli era stata prescritta dopo essere stato prosciolto nel 1997 dall'accusa di aver abusato di una vicina di casa. Sulle ulteriori perquisizioni degli investigatori l'avvocato Giorgio Olmi ha commentato: «Non so cosa cerchino, ma se continuano a cercare vuol dire che non hanno una prova completa e neppure concreta». Non si fermano, dunque, le indagini della procura di Roma, coordinate dal magistrato Maria Cordova e dal sostituto Antonella Nespola. In mano agli inquirenti, comunque, ci sarebbero anche dei verbali delle forze dell'ordine nei quali risulterebbe che Luca Bianchini fu fermato ad alcuni posti di blocco tra aprile e maggio scorsi a poca distanza dalle zone dove sono stati commessi gli stupri ai danni delle tre donne che lo accusano. Si tratterebbe infatti di controlli eseguiti sia prima che fossero compiute le violenze sessuali, sia dopo gli stupri delle scorse settimane. All'esame degli inquirenti, la possibilità che l'indagato possa aver tentato volontariamente di farsi fermare dalle forze dell'ordine per potersi creare un alibi a copertura delle violenze che poi gli sono state contestate dalla procura di Roma. Nel Palazzo di Giustizia romano, intanto, sono stati riaperti vecchi fascicoli processuali su alcuni stupri in cui non era stato individuato il colpevole. In particolare, gli investigatori stanno lavorando su tre casi avvenuti tutti dopo il 2000 e che sarebbero stati condotti con modalità simili a quelle di questi ultimi mesi. Gli agenti della Polizia di Stato stanno focalizzando la loro attenzione anche su un ulteriore elemento: un'analogia nel comportamento tenuto da Luca Bianchini sia davanti ai magistrati tre giorni fa sia durante l'udienza gup del 1997, nella quale fu scagionato perché ritenuto incapace di intendere e di volere. Anche se lo stesso Bianchini ha dichiarato di essere, in questo caso, in grado di intendere e di volere, tanto da preparare una dura linea difensiva e continuare a sostenere la sua totale estraneità ai fatti: «Sono vittima di un enorme errore giudiziario». Intanto, però, gli investigatori sono a caccia degli slip di una delle donne che ha subito la violenza sessuale e del passamontagna che il maniaco indossava durante le aggressioni nei garage dei palazzi dove abitavano le vittime.