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Tremonti non taglia niente

Giulio Tremonti

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È l'ultimo Documento di Programmazione economica e finanziaria, il meglio conosciuto Dpef, quello che ieri è stato presentato alle parti sociali. Anzi solo annunciato nei titoli dei capitoli - hanno raccontato delusi i sindacalisti presenti all'incontro. Ma tant'è il quadro prgrammatico di finanza pubblica entro il quale far muovere le poste del bilancio con le legge finanziaria di settembre va in pensione. Sarà anche per questo che Tremonti è parco di dettagli nell'illustrarlo alle parti sociali convocate a Palazzo Chigi. Oggi lo stesso andrà al Consiglio dei ministri e le cifre saranno più chiare di quelle filtrate che comunque non dicono nulla di nuovo, rispetto a quanto già sentito. L'economia italiana dovrebbe ripartire dal 2010, dopo un calo del Pil del 5,2%. Crescerà dello 0,5% e poi, dal 2011, del 2%. Unica elemento che infonde un po' di speranza è che negli ultimi 2-3 mesi si sono ripetuti «segnali non negativi» per l'economia mondiale e italiana. Il deficit strutturale, al netto delle misure una tantum e dell'andamento dell'economia, dovrebbe raggiungere il 3,1% nel 2009 e il 2,8% nel 2010. Niente altro. Anche per questo i sindacati si sono risentiti. In particolare la Cgil che ha puntato il dito contro l'assenza «inammissibile» nella riunione dei temi dello scudo fiscale e delle pensioni. Per il ministro dell'economia Tremonti tuttavia «le certezze sono che confermiamo la sanità, l'assistenza, tutto quello che serve alla gente per vivere» e che «su pensioni, prestazioni e sicurezza non ci sono tagli». Secondo il documento l'indebitamento netto, comprensivo delle misure una tantum e degli effetti ciclici, si dovrebbe attestare quest'anno al 5,3% per poi scendere al 5,0% nel 2010. Per quanto riguarda il debito pubblico, che nel 2008 si è attestato al 105,7%, salirà quest'anno di quasi dieci punti al 115,3%, toccherà il 118,2% nel 2010 per poi ridiscendere al 114,1% nel 2013. L'avanzo primario, che è il saldo di entrate e spese di conti pubblici senza contare l'effetto del costo degli interessi, scenderebbe quest'anno sotto lo zero (-0,4%) per poi risalire allo 0,2% nel 2010 e fino al 3,5% del 2013. Gli obiettivi dell'azione di governo, si leggerebbe nel Dpef, rimangono comunque quelli di una convergenza verso il pareggio di bilancio strutturale e una graduale ma costante riduzione del rapporto debito/pil quando la ripresa si sarà consolidata in modo da dare fiducia agli operatori economici e finanziari. Alle organizzazioni no è rimasto che chiedere misure e interventi. Sulla necessita di «alleviare» la condizione delle famiglie si è soffermato il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, suggerendo tra l'altro che «i soldi non spesi dalla social card ed i risparmi sulla previdenza vadano al fondo per le non autosufficienti».   Quanto agli investimenti, ha detto, «la detassazione deve restare strettamente legata all'acquisto di macchinari e mezzi di produzione». Tra le richieste del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, la riduzione delle tasse sulla tredicesima ma anche la definizione di «una moratoria per il pagamento dei contributi in favore delle piccole imprese che non licenziano». Ha chiesto «uno scatto di reni per sostenere i redditi da lavoro e da pensione e stimolare i consumi», il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini. Mentre Marco Paolo Nigi segretario generale della Confsal ha ha ribadito «l'urgenza di un intervento fiscale a favore dei lavoratori e dei pensionati, che adotti l'abbassamento graduale delle aliquote fiscali sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni».  

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