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Lanfranco Palazzolo Riccardo Nencini sta costruendo un altro partito «che non ha nulla a che vedere con il socialismo riformista».

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Onorevole,si aspettava questo esito bulgaro del Consiglio nazionale che ha confermato la vicinanza con Sinistra e libertà? «Nel Consiglio non erano in discussione due linee politiche alternative, ma la richiesta di un congresso. In realtà sono molto soddisfatto di questo pronunciamento. Se c'è una parte del partito che desidera costruirne un altro, questo significa che la mia idea è giusta. Io voglio mantenere in vita il Ps mentre gli altri vogliono costruire un soggetto nuovo». Nel corso di questo CN il segretario Nencini ha detto che il Pd terminerà la linea dell'autosufficienza. Come fa a dirlo? «Quella di Nencini è un piccola speranza. A me interessa capire come i socialisti contribuiscono a dare vita ad un'ala riformista nel Paese. A questo punto sarà inevitabile riaprire il dialogo con tutte le aree riformiste. La politica dell'autosufficienza non fa il paio con gli equilibri più avanzati. Io voglio il Ps e non una macedonia di sconfitti della sinistra». Qual è il limite del progetto di Vendola e di Fava nel quale molti socialisti sono stati assorbiti? «Con questa scelta scompare la cultura socialista. Noi proveniamo da storie diverse e rappresentiamo delle esigenze differenti. L'unica cosa nella quale vedo una volontà comune è quella di riuscire a superare gli sbarramenti elettorali». È vera la voce che vorrebbe Vendola come candidato del Pd alle prossime elezioni regionali? «Escludo che ci possa essere questa ipotesi. In questa fase Vendola è nel mezzo di una polemica molto serrata con il Pd in Puglia. La polemica tocca quella parte del Pd controllata da D'Alema. L'aspro confronto di Vendola in Puglia si salda con le tentazioni neopopuliste e regionaliste come quella di Lombardo in Sicilia». In cosa si materializza l'approdo riformista del Partito socialista? Pensa che sia necessario riaprire il confronto con Marco Pannella? «L'approdo socialista non è Sinistra e libertà. I socialisti devono avviare un dialogo a 360 gradi e riconsiderare quella esperienza della "Rosa", del rapporto privilegiato con i radicali. Invece il dialogo con Fava e Vendola ci sposta drammaticamente verso la deriva di una sinistra indistinta. Il voto socialista non è dalla parte di Sinistra e libertà».

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