Bianchini poteva stuprare ancora
Poteva violentare ancora. Se non fosse stato arrestato oppure se fosse stato scarcerato dal penitenziario di Regina Coeli Luca Bianchini avrebbe potuto compiere altre aggressioni a sfondo sessuale. Ne è convinto il giudice per le indagini preliminari di Roma Riccardo Amoroso, che due giorni fa ha deciso di lasciare dietro le sbarre il ragioniere accusato di aver violentato almeno tre donne «in un breve lasso di tempo, violenze compiute con modalità estremamente allarmanti». Una convinzione, quella del giudice, che è rafforzata anche da ulteriori indagini che stanno svolgendo gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dal procuratore aggiunto Maria Cordova e dal pubblico ministero Antonella Nespola. Si tratta di altri tre episodi che sarebbero avvenuti tra il 2000 e il 2005, aggressioni che sono state denunciate da altrettante donne, che secondo gli accertamenti degli investigatori avrebbero riconosciuto, guardando sui giornali e telegiornali le sue foto, Bianchini come il responsabile dei tentati abusi sessuali. Le donne hanno quindi collaborato con le forze dell'ordine per individuare il colpevole delle violenze e per fornire un identikit. E appena hanno visto sui giornali il volto del ragioniere non hanno esitato a indicarlo come il responsabile: volto ovale e occhi chiari con i quali le aveva fissate prima di tentare di stuprarle. Le loro urla lo fecero fuggire. Fu una di quelle donne ad annotarsi un numero di targa, che poi è risultato corrispondere alla vettura della madre dell'indagato, una Ford Fiesta. Un'accusa che comunque l'arrestato continua a respingere con fermezza, tanto da dichiarare che è disposto a togliersi la vita se gli inquirenti non crederanno alla sua innocenza. Per ora, comunque, all'indagato i pm contestano tre stupri, commessi alla Bufalotta e all'Ardeatino, tutti avvenuti nei garage degli edifici dove abitano le vittime. Proprio per accertare la totale colpevolezza dell'uomo, gli investigatori stanno svolgendo ulteriori indagini sui tre casi per i quali è finito dietro le sbarre: gli agenti, infatti, su delega della procura di Roma, stanno compiendo perquisizioni nei luoghi dove sono stati consumati gli stupri alla ricerca di eventuali indizi, elementi che a un primo esame fossero sfuggiti. Nell'ordinanza di custodia cautelare, il gip in tre pagine di provvedimento, ha scritto che l'ex coordinatore della sezione del Pd del quartiere romano Torrino ha dichiarato di essere pienamente in grado di intendere e di volere e di essere guarito «dal disturbo psicotico, ormai superato con un'adeguata terapia farmacologica», facendo riferimento alla tentata violenza avvenuta nel '96, dalla quale fu prosciolto perché una perizia stabilì che era incapace di intendere e di volere al momento del fatto. Ma due giorni fa, per il gip Amoroso, Bianchini è invece ancora in grado di stuprare. «Sulla base degli elementi descritti negli atti di polizia giudiziaria e delle risultanze dell'interrogatorio deve ritenersi che il fermo sia stato operato legittimamente. Per il reato ipotizzato - si legge nel provvedimento - il fermo era consentito sia in considerazione dei limiti edittali di pena, sia in considerazione dei gravi indizi di colpevolezza. In ordine alla sussistenza del fondato pericolo di fuga, la polizia giudiziaria ha operato sulla base di criteri di comune esperienza che devono essere condivisi. Infatti la gravità dei fatti emersi a suo carico lascia presumere che ove non fermato nell'immediatezza, il predetto si sarebbe reso irreperibile, anche in considerazione del disvalore sociale dei fatti e della imprevedibilità delle sue reazioni di fronte ad accuse per fatti gravissimi che hanno avuto grande risonanza nei mezzi d'informazione». Durante l'interrogatorio di garanzia, l'indagato ha anche spiegato che le fascette da elettricista che gli sono state trovate nella sua abitazione, insieme a molto materiale pornografico, le ha acquistate per effettuare riparazioni domestiche ed ha ammesso di aver comprato i video hard per semplice curiosità e senza mai condividerne la visione con altre persone. E che le mappe stradali dei luoghi delle aggressioni trovate a casa sua, gli servivano per fare volantinaggio. Nel corso dell'interrogatorio, comunque, Luca Bianchini avrebbe avuto alcuni momenti di indecisione quando gli venivano rivolte domande sugli orari degli stupri e dove si trovava quando le donne venivano violentate: «Non posso ricordare - ha detto Bianchini - è passato tanto di quel tempo». L'uomo, infine, ha più volte ribadito la sua totale innocenza e ha detto di temere per la sua incolumità sia nel carcere, dove si trova in isolamento, sia all'esterno del penitenziario romano.