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"In casa aveva cartine stradali dei luoghi delle aggressioni"

Luca Bianchini, il presunto stupratore all'epoca dell'arresto

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Il presunto stupratore seriale della Capitale resta in cella. Al termine della convalida del fermo dell'uomo accusato di aver compiuto tre violenze sessuali, il gip ha deciso di lasciarlo dietro le sbarre. Una decisione che alla fine combacia con quello che due giorni fa aveva chiesto lo stesso ragioniere indagato, poiché teme per la sua vita: «Se esco dal carcere qualcuno mi ammazza», aveva infatti detto il detenuto. A convincere gli inquirenti della colpevolezza dell'indagato soprattutto tre elementi, che vengono descritti nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere: «Di particolare rilievo assume la pornografia e tutto il materiale pornografico trovato; la circostanza del ritrovamento sia nel pc sia nell'abitazione del Bianchini di cartine stradali riproducenti i luoghi delle aggressioni». Non solo. Il gip nel provvedimento ha anche sottolineato un altro aspetto fondamentale per le indagini: «Decisiva la prova del Dna da cui è emersa l'identità del profilo genetico dell'aggressore con quello estrapolato dalle tracce biologiche lasciate sulle vittime». Bianchini ha comunque risposto alle domande del gip Riccardo Amoroso, in presenza del pm Antonella Nespola e del suo difensore Giorgio Olmi. Al giudice ha detto addirittura di voler ripetere, in sede di incidente probatorio, l'esame del Dna perché «sono innocente, è un errore giudiziario, se non mi crederanno mi ucciderò». Continua dunque a ripetere di essere totalmente estraneo alle accuse, tanto da dichiarare che gli «stanno rovindando la vita e la carriera politica». È durato un'ora e mezza nel carcere di Regina Coeli l'interrogatorio di garanzia dell'indagato, che ha voluto rispondere alle domande del gip senza l'assistenza del suo difensore. «Si è voluto difendere da solo - ha detto l'avvocato Olmi - conosce bene la procedura penale e vuole che la prova del Dna venga accertata nel contraddittorio delle parti per dimostrare la sua innocenza di cui lui è certo, altrimenti sarebbe un folle». Non ha esitato lo stesso penalista ad affermare che potrebbe trattarsi «di un caso come quello della Caffarella». Il ragioniere ha contestato tutte le accuse avanzate dalla magistratura romana, tanto da affermare che le videocassette che sono state trovate nella sua abitazione le può avere in casa chiunque e che i libri sono legati agli studi di giurisprudenza che sta seguendo. E che la pistola trovata nell'appartamento è una scacciacani, che teneva dopo essere stato aggredito da alcuni cani che avevano saltato il recinto di un giardino all'Eur, tanto che presentò per questo episodio anche una denuncia. L'uomo, comunque, davanti al gip ha avuto alcuni momenti di esitazione quando gli sono state fatte domande sugli orari degli stupri e sui luoghi dove sono avvenute le violenze della Bufalotta e dell'Ardeatino. Per quanto riguarda invece l'ipotesi che possa chiedere una perizia psichiatrica, il penalista ha detto che per ora non lo faranno, «ma valuteremo questa possibilità all'esito del nuovo esame del Dna».

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