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Grillo, una bomba per il Pd

Beppe Grillo

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Ci risiamo. Ancora una volta Beppe Grillo riesce a smuovere la scena politica. Ancora una volta, con la sua autocandidatura alla guida del Pd, il comico genovese agita le acque dell'opposizione. Il partito del Nazareno non ci sta. Non lo vuole, chiudendo la porta in faccia all'«invasore». Gli unici a schierarsi a suo sostegno sono gli outsider Mario Adinolfi e Ignazio Marino, che d'altra parte, come il comico genovese, fanno degli attacchi alla nomenklatura un ingrediente delle loro candidature. Grillo però non molla. Anzi, dalle parole passa ai fatti, proseguendo nella scalata alla leadership del Partito democratico. Dopo l'annuncio della discesa in campo, in tarda mattinata Grillo si presenta al circolo del Pd di Arzachena, dove è in vacanza. Determinato a non farsi fregare dalle regole, chiede la tessera del Pd. «Poi se troveranno che il terzo comma, del quarto paragrafo bis... ne pagheranno le conseguenze», scherza, minaccioso, alludendo agli ostacoli normativi che il Pd potrebbe opporgli. E, come previsto, il niet all'iscrizione arriva prima da Roma e poi dal segretario del circolo sardo, che rifiuta la tessera perchè l'attore non è residente in Sardegna. Regole che il Pd sarebbe pronto a impugnare anche nel caso in cui il comico tornasse a Genova per iscriversi. Lo Statuto, già croce per i Democratici al punto che Franco Marini lo ha definito scritto «da Stranamore», vieta l'iscrizione a chi fa già parte di un altro partito. Ed è proprio a guida delle sue liste civiche che Grillo ha cavalcato nell'ultimo anno l'antipolitica ai danni del Pd, che ora fa reagire i big del partito per fermare la corsa del comico. Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani, come era successo sabato dopo l'attacco di Ignazio Marino sulla questione morale aperta con l'arresto di Luca Bianchini, si ritrovano sulla stessa sponda contro il comico. «Non siamo preoccupati dalla boutade di Grillo. La politica è una cosa seria e ad un partito ci si iscrive se ci si riconosce», picchia duro Piero Fassino negando rumors di timori secondo i quali, se Grillo riuscisse ad arrivare alle primarie, toglierebbe a Franceschini parte di quella platea della società civile sulla quale il segretario punta per vincere. «Non siamo un autobus sul quale si sale per farsi un giretto. Con grande rispetto per tutti sono per un partito che si faccia rispettare», è il no di Bersani. Nella sua sfida-provocazione, Grillo ha un alleato interno e uno esterno. Il chirurgo-candidato Ignazio Marino, il quale da Napoli sostiene che «a priori nessuno può essere escluso». E da fuori lo incoraggia il leader Idv Antonio Di Pietro, compagno di battaglie e manifestazioni. Un sostegno che nel Pd fa sospettare che l'ex pm sia «il mandante» del comico, armato per agitare le acque già poco tranquille del Pd. Comunque, bisogna riconoscere che la coppia Di Pietro-Grillo è riuscita a cogliere di sorpresa l'establishment democratico: un'idea geniale, la definisce Dario Fo. I vertici del partito sono orientati a ritenere impraticabile la candidatura del comico-blogger per una serie di motivi politici e regolamentari: si sprecano le accuse a Grillo di aver sparso finora solo veleno sul Pd e di trattare il partito alla stregua di un taxi sul quale fare un giro. In realtà il «partito aperto» di cui ragiona Arturo Parisi non dovrebbe escludere a priori nessuno dal suo perimetro (e infatti Mario Adinolfi e Paola Binetti chiedono che la richiesta di iscrizione sia accolta). E poi c'è l'impressione che a rimescolare tutte le carte sia stata innanzitutto la candidatura di Ignazio Marino alla segreteria, così fuori dagli schemi da incorrere in qualche iniziale scivolata. Il chirurgo spiega di essere stato frainteso nel giudizio sul presunto stupratore romano segretario di una sezione del Pd: intendeva semplicemente sottolineare come la legalità in politica sia questione centrale e come oggi tante cariche negli enti pubblici non siano ricoperte dai più meritevoli ma dai più legati al potere delle tessere. Questo è un terreno minato e lo dimostra la risposta piccata con cui Enrico Morando - da Napoli - ha risposto a Marino rimproverandogli di essersi inventato i numeri del tesseramento nel capoluogo partenopeo. Emma Bonino ritiene che Marino abbia posto un problema vero con una battuta infelice ma ciò dimostra come la politica abbia regole che vanno attentamente soppesate: la candidatura del politico-chirurgo ha sconvolto il panorama democratico ma, commenta Sergio Chiamparino, espone al rischio di una crescente mediatizzazione del dibattito politico e anche di una «crescente superficialità». Si vedrà nei prossimi giorni come l'irruzione di questi volti nuovi sul palcoscenico del Pd modificherà le mosse dei candidati «ufficiali» di maggior peso: per il momento occorre riconoscere che il dibattito precongressuale del Pd ha avviato una dialettica che non si vedeva da tempo e che in prospettiva potrebbe avere riflessi anche sugli altri partiti.

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