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Scajola: "Adottiamo il metodo sviluppo e tra noi tutto sarà più facile"

Claudio Scajola

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Mantenere un clima più civile si può. Il dialogo tra maggioranza e opposizione è possibile. Bisogna seguire il «modello nucleare». Ne è convinto il ministro Claudio Scajola. Che legge le parole del presidente Napolitano. Legge e rilancia. Ministro, è possibile mantenere il «clima G8»? Cercare un'intesa o più intese nell'interesse del Paese? «Anzitutto voglio dire che il Capo dello Stato, con le sue parole, ha dimostrato un grande rispetto delle istituzioni». Be', Napolitano non è Scalfaro? «Napolitano ha dimostrato di essere un presidente di una forte dirittura morale, attaccato al suo Paese. Non mi pare si possa dire la stessa cosa di Scalfaro». Non le fa effetto lodare un presidente post comunista a svantaggio di un ex democratistiano? «No, assolutamente. Napolitano ha riportato il suo ruolo a ciò che prevede la Costituzione e se ne è fatto garante». Non teme però che i suoi interventi che di fatto hanno fermato l'assalto di pm, giornali e opposizioni ai danni di Berlusconi possano ora "commissariare" il premier? «Gli appelli del Capo dello Stato sono sempre stati opportuni ed efficaci. E sempre nell'ambito delle sue prerogative. Detto ciò, dobbiamo anche vedere che cosa è successo negli ultimi mesi». E che cosa è successo? A che cosa si riferisce? «Abbiamo assistito alla più grande campagna di stampa che sia mai stata organizzata contro un presidente del Consiglio. Fatta di attacchi personali, di cattiverie, di insulti, offese e menzogne. Abbiamo assistito a Di Pietro che ha persino comprato una pagina di un giornale estero per denigrare non solo il Capo del governo, ma l'intero Paese». Il leader di Italia dei valori insiste: è l'unico che respinge l'appello di Napolitano. «Non ho timore a dire che Di Pietro è ignobile per il suo presente e anche per il suo passato». Ministro, anche Berlusconi ci mette del suo con attacchi alla stampa e all'opposizione? «Scusi ma riportiamo le cose alla loro dimensione reale. Il presidente del Consiglio è stato sottoposto a una campagna impressionante di demonizzazione. Può succedere che una volta perda la pazienza». Comunque sembra una fase per il momento conclusa. Su che cosa possono incontrarsi maggioranza e opposizione ora? «Guardi, se portiamo il dibattito alle cose concrete e ai problemi tutto diventa più facile». Ne è sicuro? «Sicurissimo. Guardi quello che è accaduto sul disegno di legge sviluppo appena trasformato in legge. Abbiamo avuto nove mesi di discussione serrata, quattro letture in Parlamento, 2800 emendamenti esaminati. Eppure moltissimi articoli sono stati votati anche dall'opposizione. Certo, avrei preferito anche io che il testo fosse votato a larga maggioranza. Ma sono soddisfatto che almeno su alcuni temi le Camere si siano trovate pressocché unite». In particolare su che cosa? «Be', non si può pensare di affrontare il ritorno al nucleare o provvedimenti importanti per i consumatori come la class action senza immaginare di avviare un minimo di dialogo con l'opposizione». E su quali temi lei pensa si possa sviluppare un nuovo confronto? «Le riforme, anzitutto. E penso all'energia. Una questione così delicata e allo stesso tempo così vasta è stata delegata alle Regioni. Mi auguro che ritorni presto nella piena competenza dello Stato centrale». La sinistra, che varò quella riforma del Titolo V della Costituzione, potrebbe essere d'accordo? «Parlando con molti esponenti dell'opposizione mi pare di sì. Anche perché si rendono conto che finora ha provocato soprattutto ricorsi alla Corte Costituzionale sulle reali competenze». Un'altra riforma su cui il Pd può essere d'accordo? «L'internazionalizzazione. Le nostre Regioni hanno aperto una miriade di rappresentanze nelle capitali estere. Un inutile spreco. Che cosa pensarebbe lei se vedesse il governatore del Texas aprire un'ambasciata a Roma? E il Texas ha quasi le dimensioni di tutta l'Italia». Così trova l'accordo con il Pd ma si perde la Lega. «Le faccio un terzo esempio. Le liberalizzazioni dei servizi. Lo Stato centale ha avviato le privatizzazioni mentre Comuni, Province e Regioni hanno varato altri enti e società partecipate. Un controsenso». Vabbè, lei entra a gamba tesa sul terreno di Bossi? «No, nessuna gamba tesa. Si tratta di riforme di buonsenso. La Lega fa le sue proposte. Ciò non significa che il Pdl non possa fare le sue». Vuol dire che si occuperà del partito in futuro? «Berlusconi mi ha affidato un compito ampio e complesso che è quello del ministero dello Sviluppo. Intendo portare a termine questo lavoro. Magari continuando a tenere d'occhio il partito che ho contribuito, proprio con Berlusconi, a costruire e rafforzare». È un invito a lasciare i doppi incarichi? «I tre coordinatori e il fatto che c'è chi sia anche ministro fa parte di una situazione transitoria. Tutti se ne rendono conto. Poi si aprirà una nuova stagione». Fabrizio dell'Orefice

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