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Le donne aggredite: "Erano in due"

Luca Bianchini

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A tratteggiare la sagoma di un'altra persona, un «compagno di merende» delle notti di terrore, sarebbero state due vittime che rientrano nei dodici tentati stupri di cui è sospettato Bianchini. I casi di cui si parla sono due. Entrambi a Tor Carbone, avvenuti negli ultimi due mesi. Il primo in via Giuseppe Berto, traversa di via di Grottaperfetta, non lontano da via Sommer, la strada dove è stata violentata la studentessa di 21 anni la notte del 3 luglio. La donna è riuscita a sfuggire alla tentata violenza barricandosi dietro il portone di casa. Avrebbe raccontato che a inseguirla erano in due. La tallonavano a distanza, se allungava il passo loro facevano altrettanto. La stessa cosa se rallentava. La donna in un attimo ha realizzato di essere lei la preda e si è rifugiata dietro il portone. Il secondo caso a Largo Strindberg, il 27 maggio. Un'infermiera, di ritorno dal lavoro in ospedale, è stata aggredita nel parcheggio davanti casa e, a una certa distanza, avrebbe visto la sagoma di un'altra persona. Non sembrava volesse partecipare all'aggressione, ma solo guardare. La donna è riuscita a divincolarsi, ha urlato e lo stupratore mascherato è scappato rispettando la solita regola che al minimo problema meglio la fuga che insistere. Il ruolo del presunto complice è ancora al vaglio degli investigatori. Due le ipotesi. La prima: traeva piacere semplicemente assistendo alla violenza. La seconda: organizzava la «scena» bloccando le cellule fotoelettriche dei garage con del nastro adesivo per fare in modo che il cancello rimanesse sempre aperto, facilitando l'agguato e la fuga dello stupratore. A questo castello di sospetti si aggiunge un terzo elemento che viene riferito e confermato da diversi residenti della zona. E cioè, la presenza di un maniaco a Largo Longanesi, a due passi da via Berto, visto più volte masturbarsi nel parco. In ultimo, a rendere spettacolare e suggestiva la presenza di questo complice, c'è la trama del film «Stuprate veramente», trovato nella casa di Bianchini a Cinecittà. Nelle scene violente lo stupratore non agiva mai da solo. Le indagini non trascurano neppure il setaccio dei tabulati telefonici: controllare i numeri di cellulare attivi nella zona durante quelle notti di paura. Bianchini non portava mai con sé il cellulare proprio per evitare di lasciare tracce elettroniche. Ciononostante verificare la presenza nell'area di un numero «estraneo» a quello dei residenti potrebbe essere un indizio utile per arrivare al complice. Intanto è confermato per domani sera alle otto a Largo Bargellini la fiaccolata dei residenti organizzata dall'associazione «Impegno sociale», presieduta da Felice Romanazzi, per denunciare lo stato di insicurezza e di degrado del quartiere.

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