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Inizia il lavoro verso i nuovi equilibri mondiali

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Primo.Il nostro Paese esce bene, anzi benissimo da una prova non facile. L'organizzazione, nonostante la precarietà del sito terremotato, ha funzionato. E il suo regista, Silvio Berlusconi, ha dato una prova efficace, misurata e all'altezza del difficile compito nonostante l'atmosfera iniziale non fosse la più propizia. Ancor più rilevante l'immagine del presidente Giorgio Napolitano a cui è arrivato il riconoscimento di gentleman e leader dall'alto profilo morale da parte di Barack Obama che assume tanto più valore in quanto proviene dal Presidente di uno Stato che non è mai stato tenero con comunisti e post comunisti. Si aggiunga l'attenzione che i principali partecipanti al G8 hanno riservato ai danni del terremoto con l'offerta di significative sponsorizzazioni finanziarie per la ricostruzione delle opere d'arte. In poche parole: un successo. Secondo. Non sono stati pochi gli impegni assunti nel merito, specialmente sulle grandi questioni che oggi travagliano il globo terrestre. Vi è stato un accordo generale nell'orientamento per uscire dalla crisi, e sono state indicate delle regole volte a limitare i danni della deregulation che ha dominato negli ultimi decenni. È stata affrontata la questione del disarmo nucleare da parte degli Usa e della Russia con una decisione importante per esercitare una preclusione verso i Paesi che vogliono dotarsi della Bomba, primo fra tutti l'Iran. Sono state inoltre mobilitate risorse per l'Africa e per l'aiuto agricolo ai paesi più poveri. Infine, è stato affrontato con decisione, pur senza dare corda ai catastrofismi, il capitolo dell'ambiente e del clima con l'impegno da parte dei paesi più sviluppati di ridurre l'inquinamento da gas nel giro di qualche decennio. Una decisione, però, che avrà poco impatto fino a quando la Cina, insieme a l'India, non accetterà di contenere il suo tasso di immissioni. Su questo punto il G8 è stato assai fermo, ma si è dovuto arrestare alla soglia degli interessi macroscopici oggi rappresentati da 2-3 miliardi di cinesi e indiani che vogliono entrare nel club delle grandi potenze, almeno dal punto di vista economico e del benessere. Terzo e ultimo punto sono le prospettive dei summit. Come ha ricordato Napolitano, nessun direttorio può assicurare lo sviluppo. Ed oggi il G8, con L'Aquila, ha probabilmente vissuto l'ultima tappa del percorso che ha portato i paesi ricchi d'America ed Europa a guidare fin qui la comunità internazionale. In realtà, a L'Aquila, il G8 è sfumato nel G14. Il mondo non solo non è più bipolare come fino al 1989 ma neppure a guida delle tradizionali potenze industriali sviluppate. Il nuovo orizzonte è costituito da una ventina di paesi tutti importanti su cui spicca una nuova coppia di qualità diversa -Stati Uniti e Cina- che sopravanza tutti gli altri. Le grandi istituzioni internazionali costituite sotto l'impulso americano devono cambiare natura per adeguarsi alla nuova realtà internazionale. Per questo, d'ora in poi, sentiremo parlare sempre meno del G8 e sempre più di altri G, che siano due o venti poco importa. Quel che tuttavia possiamo oggi dire a conclusione e che l'ultimo incontro del club degli ex grandi della terra ha visto l'Italia come una protagonista di primo piano. Massimo Teodori

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