Il successo del Cavaliere polverizza l'opposizione
Avevano detto che Obama non si voleva fare foto con lui perché altrimenti sarebbero potute essere imbarazzanti. E non era vero. Avevano scritto che della freddezza del presidente americano per l'«eccessiva» amicizia nei confronti della Russia. Ed era falso pure questo. Avevano chiesto alle first ladies, in particolare a Carla Bruni, di non venire a L'Aquila in modo da delegittimare il vertice. E sono venute praticamente tutte: altro flop. Hanno persino provato a portare George Clooney per rubare la scena. E alla fine pure quello è diventato uno spot. Niente. Nulla. Non gliene è andata a segno nemmeno una. Per la sinistra il G8 è stato un totale fallimento. Tanto che Silvio Berlusconi, a sera, tornando nella sua dimora, si mette a scherzare con i suoi collaboratori: «Vorrei vedere la faccia di D'Alema ora. Che faccia farà?». Lo spostamento del G8 dalla Maddalena all'Aquila in molti aveva destato più di un dubbio. Anzi, per dirla tutta, subito dopo l'annuncio della decisione del premier di portare il vertice nelle zone colpite dal terremoto si era innescata una polemica mediatico-politica. L'opposizione criticava e scommetteva sul sicuro flop per l'Italia. Puntando il dito contro un rischio troppo elevato per il nostro Paese, a lavori praticamente completati in Sardegna, e quindi con uno spreco di soldi e forze. «Il G8 all'Aquila? Magari si potesse fare, ci mancherebbe. Ma in questo momento, con tutti i problemi che ci sono, aggiungerebbe confusione a confusione», accusava il leader dell'Idv Antonio Di Pietro subito dopo l'annuncio. Si temeva il peggio. Di non riuscire a farcela. Di fare brutta figura davanti alle telecamere di tutto il mondo. Di trasformare una città, già tanto sofferente a causa del terremoto, in un grande set personale per Silvio Berlusconi. Per non considerare poi il timore che il tam tam degli ultimi tre mesi sulla vita privata del premier potesse in qualche modo sbiadire il G8 aquilano. Potesse anche influenzare il rapporto tra Berlusconi e i tutti i leader del mondo, in primis il presidente americano Barack Obama. Ma niente. Niente di niente. Il vertice che si è appena concluso nel capoluogo abruzzese invece è stato un successo. Non si tratta solo di un riscatto per il presidente del Consiglio, artefice dello spostamento dei lavori in questa regione, ma di tutto il sistema Italia. Tutti i big riuniti nella Caserma di Coppito, hanno ringraziato e riconosciuto al Cavaliere di «aver fatto un lavoro ottimo». Addirittura con Mr Obama c'è stato uno scambio di lodi incrociato. «Ospitalità squisita», dice il primo. «Non ha sbagliato nulla», replica Berlusconi. Così, ieri mentre calava il sipario su uno dei vertici che molto probabilmente verrà ricordato più di altri, mentre dalle scene della politica internazionale arrivava il plauso al governo italiano, nel Partito democratico il tono è cambiato. Dal Nazareno ora sono veramente in pochi ad aprire bocca. E qualcuno fa autocritica. Addirittura Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd e quindi immerso in clima - seppur interno al partito - di campagna elettorale, ha cambiato il proprio punto di vista. Dagli «sforzi del governo italiano nella preparazione del G8 dell'Aquila in direzione sbagliata» che l'ex ministro dello Sviluppo economico percepiva solo tre giorni fa, si è arrivati a un G8 che «qualche risultato l'ha visto» di ieri. Il premier ha vinto così la sua sfida. Ecco perché, durante la conferenza stampa di fine lavori, rispondendo ad un cronista circa la possibilità a questo punto di rilanciare un dialogo con l'opposizione, lui non ha dubbi: «È impossibile condividere gli obiettivi con questa opposizione visti gli attacchi che a volte superano il senso di civiltà nei miei riguardi e nei riguardi di altri esponenti del governo». Insomma, per Berlusconi tutti gli oppositori al vertice aquilano, hanno fallito. Politici e media. «Ci hanno provato a rovinare tutto, ma non ci sono riusciti», continua a ripetere ai suoi il premier. Un successo, che come confidava qualche sera fa al governatore dell'Abruzzo Gianni Chiodi lo ripaga di tante amarezze. «Io non ho mai attaccato la stampa - dice il premier ai cronisti - ma qualche volta sono loro che hanno attaccato me e io ho solo risposto a quello che hanno detto». Un G8 di successo. Che lascia tanti, a dirla con parole di alcuni esponenti della maggioranza, «attapirati». E forse, fosse possibile, Berlusconi un bel tapiro a Franceschini, a Di Pietro e a qualche direttore di giornale vorrebbe proprio darlo.