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È un ragioniere e abita a Cinecittà Lui si difende: «È soltanto un abbaglio»

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.La Capitale esce dall'incubo del violentatore seriale. Si chiama Luca Bianchini, 33 anni. Lo incastra il test del Dna. Era l'uomo della porta accanto, una persona «normale» di giorno che di notte dava spazio al lato peggiore di sé. E non da oggi: 14 anni fa era stato arrestato per tentata violenza su una vicina di casa, e scagionato dal Gip perché «al momento del fatto era incapace di intendere e di volere». Ieri all'alba in un appartamento di Cinecittà gli investigatori della Squadra mobile di Vittorio Rizzi hanno catturato dottor Jekyll-Mister Hyde. È accusato di tre violenze sessuali, una alla Bufalotta e due a Tor Carbone, commesse da aprile a oggi, ma è anche sospettato di averne tentate altre dodici, nelle stesse zone della città. Ma l'elenco è solo alle prime battute. A chi lo ha arrestato Bianchini ha detto: «Vi state sbagliando, non sono io quello che cercate». I poliziotti nel suo computer hanno trovato gli articoli in cui si parla dei suoi stupri, video pornografici dove il soggetto sono le violenze sessuali. Sono saltate fuori le armi: il coltello e la pistola giocattolo che usava, l'una o l'altra, per minacciare le sue vittime quando le prendeva alle spalle nei garage, di notte. Il nastro adesivo grigio che utilizzava per bloccare le mani e chiudere la bocca delle poverette. Ma non il caschetto scuro che calzava per coprirsi il volto, indossando una felpa scura e jeans. E poi la sorpresa, sul comodino c'era un libro di Massimo Picozzi, «Criminal profiling». Bianchini infatti sapeva muoversi: per non lasciare tracce le sere delle violenze non portava il cellulare dietro, sapeva scegliere le prede, conosceva la zona e sfruttando il suo ruolo di coordinatore di circolo del Pd probabilmente incontrava molte persone arrivando a sapere informazioni private. I poliziotti sono arrivati a lui incrociando una serie di dettagli. Quelli più importanti sono stati due. Il primo: un'auto grigia, una Musa, che era stata vista da una delle donne di Tor Carbone che la polizia ha rintracciato tassello dopo tassello. Il secondo, il precedente penale: nel maggio del '96 Bianchini finì nei guai per un tentativo di stupro a Tor Carbone su una donna che risiedeva nel suo palazzo. Da allora i suoi genitori sono stati costretti a cambiare quartiere. Lui però è tornato. Ieri in Questura in una sala al primo piano gremita di cronisti, il questore Giuseppe Caruso ha dato un nome al metodo d'indagine: «Si chiama porta a porta. Sono stati sentiti i portieri degli stabili, gli amministratori di condominio, e anche i giovani che si trovano in strada fino a tarda ora. Abbiamo chiesto se avevano notato la presenza ricorrente di una persona, a bordo di quale mezzo. Tutta la Squadra mobile è stata eccezionale, è stato encomiabile il lavoro del suo dirigente Vittorio Rizzi, delle due funzionarie Silvia Franzé e Francesca Monaldi, e tutti gli uomini che si sono dedicati anima e corpo, senza sosta». Bianchini nega tutto. Nonostante il Dna trovato sulle vittime sia il suo, quel giovane di 33 anni dà l'impressione che non si renda conto di quello che ha fatto, di quello che è successo e di quello che sta per capitargli. «È finito un incubo», commenta Caruso. Sollievo anche tra i cittadini di Tor Carbone. Rimangono però ancora molte perplessità tra la gente: «Il fatto inquietante è che si tratti di una persona apparentemente normale». «C'è da supporre che a questo punto nessuno avrebbe mai sospettato di lui, neppure il suo vicino di casa - dice Giorgio riferendosi al presunto stupratore - Questa è gente che ha problemi diversi dal semplice disagio di una realtà difficile». Ad essere sollevate sono soprattutto le ragazze del quartiere, dove negli ultimi giorni si era diffusa la fobia di ritirarsi da sole di sera. «Siamo contente - hanno detto - ma la paura non passerà subito». Un giovane di 23 anni, vicino della vittima, ancora scosso «per il clima di paura che si era creato nel quartiere», ha detto: «Adesso ci vuole la castrazione chimica». Molti abitanti della zona sperano che «la persona fermata sia quella giusta». «Ci auguriamo che sia lui - hanno detto - e che non si ripeta il caso della Caffarella». «Sono serena e contenta che sia stato preso, ma adesso la giustizia faccia il suo corso», ha commentato una delle vittime. «Non penso al fatto che si tratti di una persona apparentemente insospettabile come un qualsiasi conoscente - ha aggiunto la vittima a proposito dello stupratore - almeno cerco di non pensarci, altrimenti dovrei chiudermi in casa, ma non sarebbe giusto».

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