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Gli sfollati: «Avremmo voluto i Grandi nelle tende»

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.Solo chi vive vicino alla zona rossa capisce che qualcosa di importante sta accadendo, per la presenza delle forze dell'ordine, per i continui passaggi delle delegazioni. «Nelle tendopoli vediamo cosa succede attraverso la televisione – racconta un volontario della tendopoli alla periferia est della città – capiamo che è L'Aquila per le scritte in sovraimpressione, per le visite nel centro storico dei Grandi della Terra. Ma il G8 non ha nulla a che vedere con le difficoltà che viviamo ogni giorno». Dentro la tendopoli persone anziani, molti bambini e tanti stranieri. «Faccio la nonna sotto la tenda - racconta la signora Rosina, quasi 90 anni – i miei figli hanno trovato un lavoro a Roma. Berlusconi deve pensare a fare le case». Gente lontana dai problemi del mondo, alle prese con i problemi quotidiani. «Sta per arrivare l'inverno – aggiunge Pasquale, anche lui un nonno in tendopoli – non conosciamo neanche i nomi dei presidenti che ci sono a L'Aquila, vediamo la polizia. Vogliamo interventi per le case. Tra un mese torna il freddo e tanti di noi moriranno dentro le tende. Abbiamo lavorato una vita per morire in tenda». Chi si accorge del G8 sono quei residenti nella zona rossa che hanno difficoltà ad entrare e uscire da casa, che vengono perquisiti quando tornano con le buste della spesa. «Una settimana dove vivere è impossibile – dice Laura, studentessa di medicina – fortunatamente il G8 sta finendo, non abbiamo visto nessun capo di Stato. Speriamo serva al futuro dell'Aquila. Se non ci sarà un impegno comune verremo dimenticati». Ancora più arrabbiato Carlo, impiegato che ha la fortuna di lavorare poco lontano dalla tendopoli. «Avremmo voluto i leader mondiali dentro le tendopoli, a capire come viviamo. Adesso lo Stato ci richiede anche le tasse, dovremmo fare mutui per ricostruire le case. Tutto questo è un mondo diverso dal G8 – ha concluso – un mondo con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno».

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