Commerci più liberi Si riparte con Doha
Maera un impegno che già era stato presto otto anni fa, nel vertice Wto del novembre 2001 nella capitale del Qatar, Doha. E fu un accordo, che appunto si chiama Doha round, che arrivò sotto la spinta emotiva dell'11 settembre, delle Torri Gemelle, quando al mondo - almeno quello commerciale - venne imposto di dare una risposta in merci più che con gli eserciti. Quasi otto anni di fallimenti nei negoziati. Poi un'altra grande crisi, questa volta economica, impone di riaprire il dossier. Silvio Berlusconi è soddisfatto ma evita trionfalismi. Sottolinea come la volontà dei Paesi riuniti all'Aquila per il G8 e il G14 di accelerare i lavori conclusivi del Doha round «è un grande cambiamento e un risultato positivo del vertice: non c'è stato alcuno stato che abbia fatto obiezioni». E forse la vera novità della giornata sta proprio nel fatto che Cina e India non abbiano posto ostacoli, non si siano messi di traverso e abbiano sottoscritto l'impegno. «La crisi - spiega Berlusconi - impone che si dia vita alla liberalizzazione del commercio, uno strumento indispensabile per uscire dalla crisi» anche per i paesi poveri che altrimenti avrebbero difficoltà a commerciare i prodotti. Nel Doha round infatti è contenuto uno specifico obiettivo legato all'implementazione dell'agricoltura che appunto dovrebbe essere da volano per i Paesi in via di sviluppo. Comunque Berlusconi cerca di dare la sensazione che il vertice di ieri non abbia preso decisioni vaghe e ricorda come si sia stabilito di «dare mandato a Pascal Lamy (presidente della Wto, all'epoca dle Doha round era commissario europeo al commercio, ndr) di convocare 17 paesi ai primi di settembre per presentare la relazione conclusiva al G20 di Pittsburgh». F. d. O.