Per aiutare l'Africa basta barriere
Cantanti e politici saranno soddisfatti ed esibiranno al mondo la loro generosità, mentre il continente della disperazione precipiterà sempre di più verso il basso. Perché l’aiuto ai Paesi poveri, a ben guardare, è un imbroglio. È solo la rappresentazione di una generosità a spese altrui - i contribuenti - che si converte immediatamente in un solido puntello a regimi disastrosi. Per giunta, perfino se quelle risorse si dirigessero (cosa che non sarà) alle popolazioni povere dell’Africa, perfino in quel caso non ci sarebbe nulla di cui essere fieri. In effetti, non si è mai vista una sola regione che si sia veramente sviluppata con aiuti esterni e finanziamenti internazionali. Al contrario, l’assistenzialismo crea dipendenza e distrugge ogni attitudine a fare e intraprendere. In questo caso, poi, esso va a puntellare regimi illiberali, offrendo loro la possibilità di allargare ulteriormente il controllo che esercitano sulla società. Non basta quindi salvarsi l’anima a buon mercato elargendo qualche finanziamento: prendendo un po’ di denaro ai poveri dei paesi ricchi per darli ai ricchi dei paesi poveri. Non basta sentirsi buoni per aiutare chi oggi soffre: perché per sorreggere gli ultimi della terra bisogna anche capire ciò che oggi li danneggia davvero e intervenire con coraggio. Sarebbe in effetti molto più serio, se davvero si volesse promuovere l'Africa, abolire ogni protezionismo: specie in ambito agricolo. Molti prodotti africani non possono essere venduti da noi a causa della politica agricola comune, un meccanismo perverso che divora la metà del bilancio dell'Unione europea e ha trasformato l'agricoltura del Vecchio Continente in un settore quasi del tutto parassitario. Invece che fare l'elemosina ai governanti, offriamo una chance effettiva ai contadini del Camerun o della Nigeria. È sicuramente vero che per realizzare questo obiettivo bisogna avere il coraggio di sfidare le potenti lobby agricole di casa nostra e pagare qualche conseguenza elettorale. Il sentimentalismo che ieri ha finanziato i Jean-Bédel Bokassa o gli Idi Amin Dada porta solo applausi, anche quando genera sofferenze. Nella chiacchiera contemporanea, la dolciastra retorica dei Telethon è sempre destinata ad avere la meglio su scelte politiche responsabili, che puntino a trattare con dignità i popoli africani, offrendo loro una seria opportunità di sviluppo. Ma se non vogliamo aggravare una situazione già terribile e destinata a peggiorare ulteriormente, dobbiamo smantellare la frode della politica europea in campo agricolo. Chi si oppone a questo sappia che sta condannando a morte milioni di esseri umani.