Il Brasile deve estradare Cesare Battisti
Vietato tacere. Cesare Battisti condannato a due ergastoli per assassini commessi durante rapine per finanziare i Pac, gruppo terroristico comunista, ha ottenuto lo status di rifugiato politico dal governo Lula. Detenuto nel penitenziario di Papuda a Brasilia per reati connessi al suo ingresso clandestino nel Paese, ha più volte sostenuto di essere vittima di persecuzioni da parte della giustizia italiana. Ha trovato la solidarietà di politici e intellettuali che sostengono la sua libertà. Lo scorso inverno Il Tempo si è fatto portavoce del desiderio di giustizia degli italiani chiedendo con forza l'estradizione del terrorista. Sono state migliaia le adesioni di semplici cittadini e, ministri del governo Berlusconi, parlamentari di ogni colore politico. Cesare Battisti è stato riconosciuto colpevole in via definitiva dell'omicidio del gioielliere Pierluigi Torregiani e dell'agente di polizia Andrea Campagna. Due assassini compiuti dai Pac, Proletari armati per il comunismo, tra il febbraio e l'aprile del 1979. Battisti sarà arrestato quello stesso anno a Milano ma dopo due anni, un commando guidato da Pietro Mutti, il capo militare dei Pac assalta il carcere di Frosinone e fa evadere Battisti. Battisti si rifugia prima in Messico a Puerto Escondido poi in Nicaragua. Nel 1990 è a Parigi dove gode della protezione della «dottrina Mitterand». L'Italia chiederà l'estradizione nel 2003 con il ministro Castelli. Parigi la concede ma nel frattempo il terrorista fugge di nuovo finchè la polizia italiana non lo rintraccia in Brasile dove viene arrestato. Ma il ministro della giustizia del governo Lula, Tarso Genro, concede al terrorista omicida lo status di rifugiato politico. Le richieste italiane di riavere il terrorista sono state respinte e ora la pratica è sul tavolo del Supremo tribunale federale che da febbraio rinvia la decisione. Ora i giudici sono in ferie e il caso Battisti è rimandato a settembre. R.I.