G8, accordi economici e intesa su clima e Iran
La giornata della fiducia. La giornata anti-crisi. Ma anche la giornata della speranza. Silvio Berlusconi può andare a dormire nella caserma di Coppito molto soddisfatto. L'esordio del G8 per lui è musica piacevole. Incassa i complimenti di Obama personali, politici e per l'organizzazione. Va a braccetto con la Merkel. Riesce a chiudere la dichiarazione economica che contiene norme stringenti sui paradisi fiscali, propone politiche attive per il mercato del lavoro, pensa a sostegni al reddito per i disoccupati nella speranza di evitare che l'impatto della crisi economica possa «minare la stabilità sociale». Poi riprende il Lecce Framework (siglato quasi un mese fa) con il controllo sugli hedge found e si parla dell'ipotesi dello scudo fiscale. Riesce a chiudere anche il people first, ovvero la dichiarazione con la quale i Grandi assicurano sostegno a chi è rimasto indietro: «Siamo impegnati a trattare la dimensione sociale della crisi, ponendo le persone al primo posto». E porta a casa anche la dichiarazione sull'ambiente con gli Otto che si dicono pronti a ridurre «l'aumento globale della temperatura media di due gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali» e sottolineano anche la «volontà di condividere con tutti i Paesi l'obiettivo di raggiungere una riduzione di almeno il 50% delle emissioni globali entro il 2050, riconoscendo come questo implichi che le emissioni globali raggiungano il picco quanto prima, per avviare subito dopo una rapida riduzione» e riaffermano il sostegno «all'obiettivo dei Paesi sviluppati di ridurre insieme le emissioni di gas serra dell'80% o oltre, entro il 2050». Infine, per quanto riguarda gli accordi politici, il vertice ha «deplorato» le violenze alle manifestazioni di protesta in Iran e «condannato» le dichiarazioni negazioniste sull'Olocauso del presidente Mahmudf Ahmadinejad. È un Berlusconi che ride poco, scherza meno. Non fa battute. Niente gag. Mette da parte la politica del cucù, di cui pure era andato tanto fiero sino all'inzio dell'anno. Un Berlusconi che evita strappi alla regola, fuori programma. Che guarda Obama camminare tra le macerie di L'Aquila e che lo osserva togliersi giacca e cravatta in modo impassibile, rimanendo nel suo vestito blu istituzionale senza seguire l'esempio del presidente americano. Un Berlusconi che dopo la colazione di lavoro mostra ai grandi la statua del Guerriero di Capestrano, risalente al IV secolo a.C., e che di solito si trova al museo di Chieti. E si mostra orgoglioso. Non ha tutti i torti, difficile trovare un neo in una giornata così. L'unico è l'esser inciampato in un tappeto senza però finire a terra grazie all'intervento immediato di una guardia del corpo. E infatti si presenta in conferenza stampa con la veste dello statista. Per sbandierare orgoglioso i suoi risultati, per ribadire che la ricostruzione delle zone terremotate sta procedendo per il meglio e che le prime case saranno pronte già a settembre. E infine sulla crisi annuncia: «Il peggio è passato». Pure l'assalto dei giornalisti stranieri diventa un buco nell'acqua. S'era a lungo vociferato su domande scomode. Ma nel finale della conferenza stampa, il premier guarda il suo portavoce e chiede a lui se ci sono domande; quello fa cenno di no, e chi aveva preparato trabocchetti resta a bocca asciutta. Insomma, un altro Berlusconi. Che non sbaglia un colpo. Anche nei momenti informali evita qualunque piccolo colpo di scena a cui pure aveva abituato negli incontri internazionali. In serata non può che essere soddisfatto: «Una giornata così mi ripaga di tanta amarezza» confida passeggiando sul Corso di L'Aquila al presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. E continua: «Gianni, è stato un mese durissimo. Hai visto quanta cattiveria su di me? Quante falsità. Non sai quante volte ho pensato di mollare. Chi me lo fa fare di continuare così? Per fortuna poi arrivano giornate del genere e ti ripagano di tanta amarezza». Poi scruta le macerie e aggiunge: «Gianni, hai un lavoro enorme da fare per la ricostruzione, ma non sarai solo. Io sarò con te. Sai, sto pensando di trascorrere le vacanze qui in Abruzzo in agosto». Anche lo staff del premier ha assunto questo atteggiamento più compito, attento a non sbagliare una virgola. E in tarda serata uno stretto collaboratore prova a tirare le somme di questo primo giorno: «Tutti si sono complimentati per l'organizzazione del vertice. Siamo soddisfatti. Tanta era stata l'attesa di uno scivolone, e tanta è la sorpresa che tutto è andato per il meglio. Certo, siamo solo all'inizio. Ma se il buon giorno si vede dal mattino...».