Il Congresso del Pd si è già inabissato
C’è il segretario uscente Franceschini a capo di un Correntone in cui c’è di tutto, dai veltroniani ai rutelliani, dagli ex popolari al solitario Piero Fassino. C’è Bersani alla testa degli ex ds con una spruzzata di deputati di rito democristiano a segnalare che Franco Marini, pur parteggiando personalmente per Franceschini, non perde di vista (hai visto mai?) l’altro treno. C’è il prof. Ignazio Marino che dovrebbe rappresentare l'ala laica ed è sostenuto da attempati quarantenni che fanno i ragazzini e da Goffredo Bettini. Tre persone perbene che proveranno a sfidarsi. Le differenze non sono molto marcate. Franceschini e Bersani sono vecchi animali della politica. Ne hanno attraversato tutte le mutazioni e starebbero bene in ticket. Uno è socialdemocratico, l’altro è cattolico progressista. Forse non assommano tutte le virtù della propria parte, ma sicuramente i vizi. Bersani vuole un partito di tipo tradizionale, Franceschini lavora a quello che D’Alema chiamerebbe un "amalgama malriuscito". Quello che vuole il prof. Marino non si capisce. Una cosa è certa. A meno che i tre candidati non prendano a insultarsi pesantemente, cosa che si può escludere, il congresso rischia di svolgersi nell'indifferenza generale. Per diverse ragioni. La prima è che il popolo della sinistra è stanco. È stanco delle battaglie perse e si affida ormai agli scoop giornalistici e alla magistratura per battere l'odiato Berlusconi. È stanco delle liti interne. È stanco di girare in tondo senza trovare la retta via. La seconda ragione è che mai come ora il progetto del Pd si presenta come l'ultima spiaggia. Se fallisce non si riparte per un'altra avventura ma si ricomincia da zero. La terza ragione è la solitudine di quella varia umanità che in questi anni ha seguito tutti i camuffamenti della sinistra perdendo tutte le bandiere. Questa gente si ritrova oggi assediata da destra e da sinistra, sopravvissuta in un mondo che non gli piace ma incapace di prendere una strada nuova. Il congresso del Pd si inabissa fra questi flutti di rancori e di emozioni spente. I famosi apparati si faranno la guerra a colpi di tessere ma sarà una guerra subacquea che non vedrà mai la cresta dell'onda. Ai tre candidati manca qualcosa che è difficile addebitare solo a loro. Tutti e tre spiegano con dovizia di argomenti che cosa c'è che non va, fanno previsioni catastrofiche sul quel che potrà accadere, ma non sanno dire nulla che faccia capire dove vogliono andare. Non manca il programma (figuratevi se a sinistra può mancare il programma!). Manca qualcosa di più, manca l'IDEA, quel colpo di genio che sappia dare un'anima a una battaglia che si annuncia stanca e ripetitiva. Non è colpa dei tre candidati. Loro ci proveranno. Non è solo un problema italiano visto che affligge le socialdemocrazie europee. Tuttavia fa riflettere che non ci sia un leader che sappia parlare al paese.