Marino c'è. Ma è già in forse
Laconferma arriva attraverso un'intervista all'Unità. Ma la sua candidatura è già in forse visto che gli adempimenti chge prevede lo statuto e che di fatto rendono quasi impossibile la partecipazione a chi non abbia un apparanto a sostegno. Tanto per cominciare deve presentare la sua candidatura il primo scoglio sono le firme: occorre il 10% dell'Assemblea nazionale uscente, che è composta da quasi tremila persone. O serve il sostegno di 1500 iscritti distribuiti in cinque Regioni. Superato questo ostacolo, c'è il secondo che è molto più difficile. E riguarda i delegati. In ogni riunione dei circa settemila circoli territoriali il candidato deve presentare la propria mozione alla quale va collegata una lista di delegati che, in caso di vittoria, vengono eletti alla Convenzione provinciale. E non basta: ci deve essere l'alternanza uomo-donna. Se ce la farà Marino poi avrà un terza barriera: superare il 5% dei voti per accedere alle primarie. Tuttavia, il suo manifesto politico non lascia spazio a interpretazioni: «Crediamo nella cultura del merito, nella laicità dello Stato, nella solidarietà, nel rispetto delle regole, nei diritti uguali per tutti». E si aggiunge: «Sono pronto a fare il primo passo per assumermi la responsabilità di dare voce e concretezza e ciò in cui crediamo - scrive Marino -. Sulla strada siamo in tanti, a partire da un gruppo di democratici libero nello spirito e visionari, che hanno scelto di impegnarsi e condividere la sfida. Non siamo spinti nè sostenuti da correnti, siamo un ruscello ma possiamo diventare un fiume se ognuno di noi è disposto a contribuie con la propria goccia d'acqua». Marino, tra le altre cose, chiede di iscriversi al Pd per «partecipare con il proprio voto alla fase congressuale, per scegliere il candidato» e chiede di farlo entro l'11 luglio. «Tra una settimana, se saremo in tanti, il fiume seguirà un nuovo corso. Di speranza e di fiducia». In serata la prima intervista all'insegna del fair play: «Anch'io mando il mio in bocca al lupo a Franceschini e Bersani. Sono due persone serie e preparate». La sua scelta era stata sostanzialmente ignorata dall'intero vertice. Ad eccezione di Dario Franceschini che si limita a qualche frasetta di circostanza: «La candidatura di Ignazio Marino renderà più vivo il dibattito congressuale del Pd». «Ignazio - sottolinea Franceschini - è una persona che stimo, anche per questo da segretario gli ho chiesto di fare il capolista alle elezioni europee e, più recentemente, gli ho proposto più volte di arricchire, con la sua competenza e i suoi valori, la pluralità di posizioni che sostengono la mia ricandidatura alla segreteria del Pd. Ha fatto una scelta diversa, che rispetto. Gli auguro sinceramente in bocca al lupo». Ieri, comunque, è stata la volta dei rutelliani, riuniti per una due giorni a Roma dalla quale è emerso un "sostegno condizionato" a Dario Franceschini. «Marino è un po' un Giuliano Ferrara al contrario, mono-tematico sul sondino», ironizza il deputato cattolico Andrea Sarubbi. «Io Marino non lo appoggio - attacca il laico Roberto Giachetti - a parte perché lo sostiene Bettini che è uno dei guai peggiori di questo partito, ma soprattutto perché al Lingotto ha concluso il suo intervento dicendo che sarebbe ora che a chi non è d'accordo sulla laicità noi facessimo saltare un girò e io penso che se il Pd inizia a stabilire chi deve farne parte e chi no, è la strada sbagliata».