Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Sacconi: "Non c'è più la lotta di classe"

Il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi (Foto GMT)

  • a
  • a
  • a

«La crisi può essere benefica per avviare un processo di aggiustamento del sistema. Occorre consentire i flussi di credito a imprese e famiglie per affrontare l'ultimo miglio di questo difficile momento economico. La differenza tra il Pdl e il centrosinistra è che noi mettiamo al centro dell'azione di governo la persona. Il Pdl si caratterizza come un movimento conservatore dei valori della tradizione e modernizzatore degli strumenti». Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, interviene al Forum de Il Tempo, con un discorso a tutto campo e con particolare attenzione alla mission politica del Pdl, alla sua portata innovativa. Oggi all'Auditorium Parco della Musica si terrà il convegno dal titolo «La persona prima di tutto», di presentazione del Libro Bianco sul nuovo modello sociale. Sacconi ne anticipa le tematiche. In questo momento di crisi economica cosa significa porre al centro la persona come lei fa nel Libro Bianco? «Non è retorico, in un momento di grandi cambiamenti come questo, fare riferimento ai valori. Noi siamo nel vivo di una grande transizione e le nostre società insicure hanno bisogno di stelle polari di riferimento. Occorre allora l'azione credibile quotidiana ma anche l'indicazione di un verosimile punto di arrivo». È nei valori la differenza tra il Pdl e il centrosinistra? E quali? «Se chiedete a uno di noi chi siamo, vi risponde «Siamo quelli che mettono al centro la persona». La centralità della persona non è né retorica né scontata. È importante affermarla in un Paese dove per molti essa è stata sostituita dalla centralità della classe o del partito. Nella nostra società e nelle nostre istituzioni si sono diffuse molte autoreferenzialità che hanno negato come la persona debba essere il fine ultimo di ogni azione umana. Se guardiamo alla instabilità dei mercati finanziari e alla caratteristiche di molti intermediari vediamo come l'autoreferenzialità è all'origine di molte devianze e dell'affievolimento anche delle società occidentali. Quindi riproporre la centralità della persona significa anche richiamare gli intermediari finanziari a gestire una leva funzionale allo sviluppo e non soltanto alla moltiplicazione della ricchezza. Affermare la centralità della persona significa riconoscerla nelle sue principali proiezioni relazionali e quindi la famiglia, la comunità e l'impresa. Questo significa che, partendo dalla centralità della persona, il Popolo della Libertà si qualifica come un movimento orgogliosamente conservatore dei valori della tradizione e modernizzatore degli strumenti con i quali i valori si applicano nella realtà che cambia». È questa quindi la differenza principale con il centrosinistra? «I nostri avversari si caratterizzano spesso per essere modernizzatori nei valori e conservatori degli strumenti. Sembra cioè che la definizione della vita possa modernizzarsi. I nostri avversari poi però sono assolutamente conservatori quando si tratta di riordinare la sanità della Calabria o della Campania, di cambiare il sistema universitario, di cambiare la scuola dell'obbligo o la scuola superiore. Io invece penso che il PdL si sia caratterizzato per essere un movimento orgogliosamente conservatore dei valori della tradizione e modernizzatore nel modo. Questo è il tema da cui partiamo domani (oggi, ndr) con questa manifestazione popolare, avviando un percorso di riflessione aperto alle altre fondazioni prossime al Popolo della Libertà. Credo che un merito del PdL sia stato quello di risvegliare la coscienza di popolo». La coscienza di popolo non è un valore della sinistra? «La sinistra, che è stata fatta sopravvivere dal colpo di Stato di Tangentopoli, si è via via allontanata dalle sue radici popolari e quel che resta di lei si avvicina sempre di più a certe borghesie ciniche autoreferenziali troppo egoiste per far coincidere l'interesse proprio con quello della Nazione. Noi invece abbiamo risvegliato il popolo interclassista. Il popolo è fatto di lavoratori dipendenti, indipendenti e imprenditori, di persone che nell'arco della loro vita sono state tutte e tre queste cose e che prendono coscienza, grazie al soggetto politico creato da Berlusconi, della loro doverosa egemonia su quelle borghesie. Se vedo quel che resta oggi del vecchio Partito Comunista mi viene da ripensare alle sue radici popolari. Quelle borghesie hanno avuto nella storia più recente di questo Paese, ricorrentemente torto. Questo spiega l'egemonia politico-culturale di quello che viene impropriamente chiamato centrodestra. Invece questo soggetto politico è post destra e sinistra». Quale è la sfida del Pdl? «Il Pdl è portatore di una dimensione più alta della laicità, la forza del PdL è e sarà nella misura in cui sarà capace di superare, attraverso una moderna ridefinzione della laicità, la differenza in politica tra credenti e non credenti. Altrimenti esso fallirebbe come è fallito il Pd su questo terreno. Se ci dividessimo tra credenti e non credenti non saremmo un soggetto nuovo. E questa dimensione più alta della laicità non può non incorporare alcuni principi cristiani. Crediamo quindi che il dopo crisi non potrà che essere un'economia della conoscenza dove farà la differenza la qualità e la quantità del capitale umano. La definizione di economia sociale di mercato si rinnova nella economia della conoscenza. C'è un nesso tra la centralità del valore della vita e la vitalità economica di una società. Noi non troveremo dentro di noi la forza per il colpo di reni che sarà necessario per riprendere a competere dopo la crisi se non daremo valore alla vita e ai valori». Quali temi saranno approfonditi dal convegno? «La manifestazione avvia un percorso di approfondimento, guarderemo in particolare alcuni temi come la sussidiarietà soprattutto nella costruzione di un moderno modello sociale. Approfondiremo il tema della partecipazione dei lavoratori perché pensiamo che sia finita la lotta di classe. Il salario deve essere il frutto di una condivisione di obiettivi e risultati. Questo significa un nuovo rapporto tra capitale e lavoro che esalta la prevalenza del lavoro sul capitale. Ci cimenteremo con il tema del Mezzogiorno. Noi puntiamo su nuove regole del gioco autopropulsive delle aree meridionali e delle loro istituzioni». Come uscirà l'unica area di impresa manifatturiera esistente in Italia, quella della pianura Padana, da questa crisi? «Io credo che il vincolo del debito pubblico è destinato ad essere sempre più stringente. Nei prossimi anni il mercato dei titoli pubblici sarà sempre più competitivo. Noi dobbiamo conservare una robusta affidabilità nei confronti del mercato finanziario che si ottiene bloccando la formazione del debito. Questo vincolo può accelerare percorsi di cambiamento che fino a ieri apparivano difficili da promuovere per le tante resistenze che li accompagnano. Anche il vincolo del debito può diventare un aiuto, la crisi può essere benefica per i processi di aggiustamento strutturale che sono necessari. Io credo molto al federalismo per il Mezzogiorno, perché significa passare a un federalismo responsabile. Questo aiuterà molto anche il nord produttivo, la cui sopravvivenza si realizza se riusciamo a consentire i flussi della liquidità. L'occupabilità dei lavoratori non è solo garantire un reddito, ma anche mantenere le professionalità. Di qui la scelta di diffondere l'uso di ammortizzatori sociali che garantiscono continuità al rapporto di lavoro e se possibile la permanenza di un rapporto operoso con l'impresa». Il ministro Scajola dice che le ore di cassa integrazione prenotate in questi mesi sono state molte di più delle ore poi realmente utilizzate. «Questo è sempre successo e ancora di più succede oggi. Se l'impresa si accinge a un'operazione di negoziato con il sindacato per la cassa integrazione, esagera perché prevede il peggio, poi se il peggio non si realizza uso meno la cassa integrazione». Questo modello del PdL che difende i valori tradizionali fa i conti con l'Europa che di questi valori tradizionali ne vuole sentire parlare ben poco. E che fine ha fatto la battaglia per la difesa della vita che era partita con il caso di Eluana Englaro? «C'è stata una crescente separazione tra molta parte dei popoli europei e il processo di integrazione. Le istituzioni europee sono apparse fredde e gelide burocrazie. Questo conferma che l'Europa è una confederazione di Stati-Nazione. Dobbiamo confidare che i cambiamenti determinati dalla crisi portino l'Europa tutta a dare valore al riequilibrio demografico perché alla base dei valori sul futuro europeo c'è soprattutto il declino demografico. In casa nostra, anche per iniziativa lodevole del capogruppo Cicchitto alla Camera, riparte l'esame del disegno di legge relativo alla regolazione della fine della vita, con la disponibilità del Governo ad accompagnare in Parlamento anche una eventuale rivisitazione di alcuni contenuti soprattutto relativi all'accanimento terapeutico, ma con la ferma volontà di confermare quella parte del provvedimento che corrisponde a una decisione unanime del Consiglio dei Ministri. Sull'idratazione e l'alimentazione il Consiglio dei Ministri ha detto che queste non sono terapie, ma diritti della persona che corrispondono a bisogni vitali e quindi diritti indisponibili, non negoziabili, tanto più quando la persona non è in grado di provvedere a se stessa e quindi su questo punto non sono possibili mediazioni». Torniamo al conservatorismo. Nei giorni passati ci sono state critiche per la distribuzione dei preservativi nelle scuole medie e l'incremento dell'educazione sessuale nelle classi. Cosa ne pensa? «Penso che la scuola debba riconoscere il ruolo della famiglia e non considerarla come una sorta di onere improprio, l'alleanza educativa tra la scuola e la famiglia è fondamentale. Credo che alcuni comportamenti, come la messa a disposizione dei preservativi in alcune scuole, siano diseducativi. Torniamo ai temi economici. Il governo sta valutando la possibilità di un aumento delle risorse per gli ammortizzatori sociali qualora ci fosse un peggioramento della situazione? «Noi garantiamo le risorse necessarie».   Dopo il ddl sicurezza come considera il rapporto strategico con la Lega? «La Lega ha avuto il merito di proporre in questi anni con più forza di altri un tema che è in testa alle preoccupazioni di larga parte della popolazione. Ho sempre condiviso l'idea di forme di volontariato utili a presidiare il territorio insieme e in coordinamento con le forze di polizia. Credo che così sarà anche per le forme di volontariato. Credo che una città come Roma potrà avvalersi anche di forme di volontariato che operano in sinergia con le forza dell'ordine. Immaginiamo anche un'unica centrale operativa che sia in grado, anche sulla base dei semplici palmari satellitari, di monitorare il tipo di presidio del territorio che realizzano le polizie statali, la polizia municipale, le polizie private e anche i gruppi di volontariato tra le 19 di sera e le 7 del mattino, realizzando quella normale deterrenza che è data dalla presenza anche se non armata». Che ne pensa del percorso che sta affrontando il Pd? «Va rispettato il loro dibattito interno. Noi dobbiamo sperare che si crei una condizione finalmente nuova per cui finisca quella guerra dei trent'anni che sembra essere coincisa con la vicenda dell'informazione, soprattutto di quella televisiva. Dobbiamo sperare cioè che emerga una classe dirigente che non vuol campare dell'anti-berlusconismo e che si pone invece il problema di essere utile agli italiani, che vuole costruire un'alternativa positiva». Abbiamo di fronte una legislatura che proseguirà fino al termine naturale oppure le tensioni di cui in tutto il mondo si è scritto hanno un fondamento? «La legislatura si avvia senza dubbio a una sua conclusione naturale. L'arma impropria contro Berlusconi si è rivelata spuntata. La società italiana è sempre più vaccinata. Sono stati prodotti danni all'immagine italiana. L'opposizione vuole avere il senso della nazione? La nuova sinistra si produrrà nel momento in cui avrà un senso patriottico».  

Dai blog