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D'Alema: "Basta col bipartitismo"

Massimo D'Alema

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«Non sono del tutto smarrite le speranze di chi vuole una coalizione democratica basata non sul leaderismo plebiscitario. Per questo serve una battaglia in nome di un cambiamento vero. Se invece ci presentiamo solo come nostalgici di un passato che è venuto meno temo saremo sconfitti». L'ex presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, parlando a un convegno organizzato dal Centro di riforma per lo Stato alla Sala del Refettorio. D'Alema è convinto, anche e soprattutto in vista del congresso di ottobre, che "bisognava cominciare da una discussione seria e libera e poi, dopo, pensare alle candidature". Ora, sottolinea, "è necessario liberarsi di un progetto di partito che ha chiuso in una gabbia troppo asfittica il Pd". D'Alema critica severamente lo statuto del partito sostenendo "l'impianto costitutivo tradisce l'impronta culturale antipolitica" e la conseguenza di questo "è che andiamo a un congresso in cui non si può parlare di politica". "Se c'è un poveretto - rilancia - che è iscritto al Pd ma a cui non piace nessuno dei candidati alla segreteria non può dire la sua perchè lo si può fare solo se si appoggia una candidatura". Alla nascita del Pd, riflette l'ex presidente dei Ds, "ha presieduto lo stesso spirito del 1992-'94, con esiti analoghi e perfino più negativi, uno spirito di antipolitica, una sorta di berlusconismo debole articolato su capo, media e massa. Ma nel centrodestra tutto questo è strutturato mentre dalle nostre parti è debole". La conclusione di D'Alema è una: "Aver affrontato l'antipolitica della destra sul suo stesso terreno ha portato alla rapida successione di rovinose sconfitte dell'ultimo anno e mezzo".   Parla poi delle vicende italiane degli ultimi quindici anni e da attore diretto sottolinea come «è giusto rimproverarsi di non aver rappresentato un argine sufficiente sacrificando a volte la sostanza in nome delle regole del partito e non aver condotto con sufficiente determinazione battaglie che andavano condotte» ma «non credo» che la risposta giusta sia «un ritorno all'età dell'oro». La crisi del '92-'94, ricorda D'Alema «ha presieduto la nascita del Pd», con «esiti negativi» allora e anche nell'ultimo anno e mezzo. È stato sposato lo «spirito dell'antipolitica», con una «sorta di antiberlusconismo debole», perchè mentre l'altra parte è fortemente strutturato, «da questa parte appare estremamente fragile». «Aver affrontato l'antipolitica della destra - dice l'ex premier - sul suo stesso terreno, ha portato a rovinose sconfitte». La costruzione di un grande partito erede delle tradizioni popolari «non soltanto non è un male, ma al contrario è il principale contrappeso ai rischi dell'antipolitica, per costruire una prospettiva nuova su basi nuove. L'esito è problematico perchè affidato a una difficile battaglia politica controcorrente: contro il sistema mediatico, contro l'interesse convergente non solo della destra, ma anche contro 'tendenze culturalì che prevalgono anche nel centrosinistra».  

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