In Puglia ora è guerra tra Vendola e D'Alema
Il governatore pugliese ha deciso di indossare i panni di un tessitore modello democristiano. Utilizzando una serie di eufemismi, ha provato a nascondere l'imbarazzo per il presunto coinvolgimento nelle inchieste sulla malasanità di manager ed assessori di sua nomina con l'azzeramento della giunta. Una manovra che definire ardita è poco. Sul terremoto subito dal suo esecutivo ci sono, infatti due versioni contrastanti. La prima - quella di Vendola - descrive un dialogo costruttivo tra alleati, la richiesta del presidente ai suoi di rimettere il mandato e la successiva firma delle dimissioni della giunta. Sulle colonne de l'Unità, invece, emerge la complessità della situazione: «Vendola avrebbe chiesto - racconta il quotidiano fondato da Antonio Gramsci - a Frisullo di fare un passo indietro, ma vista l'opposizione, ha poi deciso di azzerare l'intera giunta». Il governatore era intenzionato, quindi, a scaricare solo il vicepresidente dell'esecutivo, un esponente dalemiano, ma - ricevuto un netto diniego - ha dovuto camuffare il suo dietrofront con la prefigurazione di futuri scenari politici, da costruire a latere della battaglia per la «questione morale». In Puglia, nelle ultime elezioni amministrative, si sono registrati elementi di novità nell'alleanza di centrosinistra: per le Comunali di Bari e Foggia l'Udc ha appoggiato il candidato vincente del Pd, stessa musica alle Provinciali di Taranto. A Brindisi, invece, è stato il Pd ad appoggiare il candidato confindustriale del partito di Casini. A complicare la partita è giunto anche il successo elettorale alle Europee dell'Idv (i dipietristi non hanno rappresentanza in giunta). Nichi ha giocato la carta dell'allargamento dell'alleanza, aprendo ai giustizialisti, ai centristi ed Adriana Poli Bortone, ex ministro di An e poi fuoriuscita e oggi alla guida di un movimento di centrodestra che fa gola alla sinistra. Il risultato? Tre rifiuti netti. L'Udc conferma: «Rimarremo all'opposizione». La Poli Bortone, che per diversi anni è stata sindaco di Lecce, pure. L'Italia dei valori si tira la calzetta e manda a dire che «è troppo tardi per entrare in giunta». Sullo sfondo c'è la possibilità di rimettere in discussione la ricandidatura dello stesso Vendola: una parte del Pd guarda di buon occhio l'individuazione di un candidato con un profilo più centrista. Per esempio il giovane professore Francesco Boccia, che tra l'altro sfidò proprio Vendola alle primarie uscendone sconfitto. Boccia poi è stato collaboratore di Romano Prodi a Palazzo Chigi e quindi deputato del Pd in quota Enrico Letta: piace molto a D'Alema. Lorenzo Cesa sogna un proprio esponente alla guida della Regione, con l'appoggio delle truppe democratiche (il modello della Provincia di Brindisi). E i dalemiani esclusi dalla giunta potrebbero covare qualche risentimento dopo la defenestrazione. «Il presidente ha preso una decisione autonoma», fanno sapere. Un modo dolce di prendere le distanze da Nichi. Firmato dal capogruppo regionale del Pd, Antonio Maniglio. Ed è solo l'inizio. Ormai nel centrosinistra volano stracci, la coalizione è devastata dagli scandali e comunque da una gestione in un settore delicato, quello della sanità, che evidentemente lascia a desiderare. La scossa preannunciata da D'Alema per ora ha terremotato la sinistra.