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"I controllati non siano controllori"

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Proprio così: il più acceso contestatore dell'Esecutivo di Berlusconi per una volta sembra tendergli la mano. Una dichiarazione doppiamente significativa dato che arriva proprio dall'ex ministro delle Infrastrutture durante l'ultimo Governo Prodi. Onorevole Di Pietro, la sua dichiarazione avrà senza dubbio fatto piacere al ministro Matteoli. Una sorta di sostegno al Governo ma anche un modo per giustificare il suo operato da ministro? «Non è proprio così, conosco la situazione che deve gestire il mio successore alle Infrastrutture e quindi so bene che in casi come questi non possono esserci né comportamenti di sciacallaggio né di deresponsabilità. Certamente ci sono responsabilità tecniche che però lasceremo alla commissione d'inchiesta. Forse ci saranno responsabilità penali e quelle spetterà alla magistratura occuparsene. Infine sono convinto che se dobbiano ricercare una colpa politica la dobbiamo imputare alle regole del gioco scritte nel corso degli anni da varie amministrazioni e a vari livelli a seguito delle liberalizzazioni». Liberalizzazioni? Vuole dire che è colpa di questa politica economica se il treno è deragliato? «No. Noi vogliamo le liberalizzazioni ma siamo contrari alla deregolazizzazione dei controlli che vi deriva. Non è possibile che a seguito della liberalizzazione si liberalizzino i controlli che dovrebbero rimanere sempre in mano pubblica o in mano terza». Perché ora non è così? «Macché. Pensi che le Ferrovie dello Stato sono contemporaneamente sia gestori di una società privata che, da una parte, fa mercato e che quindi si mette in competizione con gli altri gestori, e dall'altra fa i controlli, le regolarizzazioni e le verifiche. È evidente che non si può essere ad un tempo controllori e controllati. Per questo speriamo che il Governo si faccia promotore presso l'unione Europea di stabilire delle regole chiare». Se potesse esserci lei a trattare con l'Ue delle nuove regole, su cosa punterebbe? «Punterei ad ottenere delle verifiche sulle ore di lavoro effettivo dei vagoni e non sugli anni di attività. Poi mi batterei per distinguere il ruolo di gestore dell'attività privata delle Ferrovie dello Stato dalla titolarità dei controlli e soprattutto che si destinino più soldi e più fondi per il servizio di manutenzione delle Ferrovie dello Stato rispetto a quanto avviene attualmente». Quindi una critica al Governo c'è? «Chiaro che occorre investire nelle infrastrutture di questo tipo e non nelle "cattedrali nel deserto", ma credo anche che, per quanto riguarda le regole, il mio riferimento non è a questa legislatura ma a vent'anni di attività perchè molto spesso per cercare fondi per fare cose nuove si finisce per togliere risorse dove c'è necessità che ci siano». Ale. Ber.

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