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Governo tecnico, voto, Obama Un mese di bufale contro Silvio

Silvio Berlusconi

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Insomma, si sono viste e lette storie per tutti i gusti. Berlusconi si dimette. Anzi no, resta in sella. O meglio, vede come vanno le Europee e poi decide. Ha scelto, rassegna, si va alle elezioni anticipate. Via Berlusconi, arriva un governo tecnico. No, istituzionale: come se potessero esistere governi non istituzionali.  Draghi presidente del Consiglio. Un complotto che arriva dall'estero, i soliti americani. Anzi, amerikani. In combutta con Fini, Tremonti dà una mano, D'Alema è il manovratore. La Chiesa dà il segnale. È mancata la massoneria. Ecco, che fine ha fatto la massoneria? Sempre tirata in ballo quando i governi sono in bilico. Sessanta giorni così. L'ultimo mese poi è stato un fiorire di nuovi generi politico-letterari. Articoli di giornali, dichiarazioni di politici, retroscena, retroscena del retroscena al punto che alla fine s'è persa di vista la scena. La fantasia comincia a galoppare già con caso Noemi, la ragazza che ebbe al suo compleanno ospite il premier il 26 aprile. Già l'8 maggio Europa, giornale dell'ex Margherita, avverte sotto il titolo "Chi tiene in pugno il capo del governo?": «Il caso Casoria non è chiuso. E ai tanti interrogativi lasciati appesi nel vuoto del signor Elio (il papà di Noemi, ndr) se ne dovrà forse aggiunge un altro: chissà che in qualche procura non si stia già fotocopiando e raccogliendo in una cartellina affermazioni che in qualsiasi altro Paese avrebbero già fatto scattare un sonoro campanello d'allarme». Una settimana dopo il Riformista, altro quotidiano vicino al Pd, rilancia: «L'Onu e l'Europa isolano il governo». Il 21 sul Manifesto Piero Ottone, in un'intervista, rileva: «Contro Berlusconi tutti dovrebbero protestare. Soprattutto i giornali». E infatti i giornali vanno all'attacco. Il 28 sul Riformista spunta per la prima volta in un titolo la locuzione "governo istituzionale". La tesi è questa: «Il colpo di scena è legato a quando Noemi, o chi per lei, parlerà. Perché qualcuno punterà l'indice: però in cambio di favori. Un'accusa che dai giornali finisce in procura e di fronte all'opinione pubblica». E più avanti si spiegava: «Se riuscissero a disarcionarlo lui, assicurano i suoi, si giocherà la carta dele elezioni anticipate». Il giorno dopo La Stampa lascia intendere che è in arrivo un'offensiva giudiziaria stavolta sul fronte rifiuti. Si dà conto dello sfogo di Bertolaso sugli interrogatori troppo bruschi e infine l'annuncio: «Da giorni da Roma erano stati lanciati messaggi preoccupanti. Messaggi che lasciavano intendere una certa consapevolezza dell'attività di indagine in corso. Come se ci fosse stata una fuga di notizie pilotata. In questo clima, dunque, si aspettano novità giudiziarie». Poi tocca a Repubblica, ovviamente. Il giornale che più di tutti ha cavalcato la tesi della fine imminente. E il 31 scrive del fatto che nel 1994 alla Casa Bianca, come oggi, c'era un presidente democratico: un concetto che poi sarà costantemente ripreso da altri quotidiani. Arriva giugno e sul quotidiano di Ezio Mauro si legge questa frase di Berlusconi: «Sto per scoppiare». Subito dopo il voto sempre Repubblica rilancia una nuova tesi: i report dell'ambasciata americana sono negativi per il Cavaliere. Il 14 spunta il fantasma Draghi. Si riferisce: «A Palazzo Chigi sentono da settimane gli echi di un'indiscrezione che circola negli ambienti confindustriali e che indicano nel governatore Draghi il potenziale presidente di un esecutivo tecnico, di salute pubblica, un governo per gestire la crisi». Si fanno notare anche che Pd e Casini difendono Draghi sempre più spesso. Sullo sfondo si parla anche di un ruolo della fondazione di Montezemolo, Italiafutura, presentata proprio ieri. Sia chiaro, tutto ciò avviene anche per l'amplificazione dei politici, si apre un ampio dibattito. Al punto che lo stesso premier deve intervenire per annunciare un piano eversivo in atto per farlo fuori. E D'Alema risponde con le scosse. Spuntano anche i piani segreti di Murdoch d'intesa con De Benedetti. Romanzi. Il tutto condito dall'incontro di Berlusconi con Obama che Repubblica annuncia di essere stato declassato da colazione di lavoro e semplice caffettuccio alla Casa Bianca. E ogni indiscrezione viene amplificata dai giornali stranieri che moltiplicano gli effetti. Bevendosi qualunque voce riportata dai giornali italiani senza alcuna verifica come quella scritta dall'Espresso di un Gianni Letta che avrebbe preso le distanze dal Cavaliere e copiata pari pari dal Sunday Times. È un sistema che si autoalimenta. Politici che spifferano o che inventano tesi, i giornali le riportano, altri politici le leggono e le arricchiscono di nuovi particolari in un circolo vizioso autoreferenziale e senza fine. E così, fantasie diventano realtà. Almeno sulla carta. Berlusconi ne è stato in mezzo e al centro. Ha scelto di non leggere più i giornali salvo le cose indispensabili. Un modo per esorcizzare anche se nemmeno lui può escludere che qualcuna di quelle indiscrezioni si possa avverare. Magari dopo il G8.

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